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B&b abusivi, 9 strutture chiuse a Ischia. I clienti agganciati nei post sui social

Controlli tra Napoli e provincia per contrastare le strutture alberghiere abusive; a Ischia scoperti 9 b&b senza autorizzazioni, venivano pubblicizzati sui social.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Scandagliano i post pubblicati sui social, quelli del tipo "cerco una stanza per tot notti", e contattano in privati chi li scrive per offrire la propria disponibilità. E diversamente non potrebbero fare: i canali ufficiali per la pubblicità sono off limits, quelle strutture sono totalmente abusive: niente autorizzazioni, nessun tracciamento dei pagamenti, pochi spiccioli (se va bene) investiti sulla sicurezza. È la rete parallela dei B&B, quella formata da case private trasformate in affittacamere, su cui negli ultimi giorni si sono concentrati i carabinieri: tra il 14 e il 15 febbraio ne sono stati individuati 9 sull'isola di Ischia.

I controlli dei militari dell'Arma del Comando Provinciale di Napoli sono stati intensificati a ridosso di Ferragosto, quindi nei giorni in cui il flusso di turisti cresce e, di conseguenza, diminuisce la disponibilità di strutture disponibili. Capita così che, chi cerca un posto dove alloggiare sulle piattaforme autorizzate, si ritrovi davanti alla risposta più temuta: per quelle date non c'è posto in nessuna delle strutture. E che provi a rimediare una soluzione last minute, rivolgendosi direttamente ai gruppi sui social. Di messaggi di questo tipo, in questi giorni, non se ne contano: c'è chi cerca un posto per un paio di notti, chi per una settimana. Ed è proprio questo il bacino in cui pesca chi fa parte della rete abusiva dei bed and breakfast: un messaggio in privato sui social, l'offerta della tariffa, le rassicurazioni sulla vicinanza al punto che si vuole visitare, e l'accordo si chiude facilmente, senza fare troppe domande sul tipo di pagamento accettato (che sarà, naturalmente, in nero) e sulla effettiva qualità/regolarità della struttura.

Soltanto ad Ischia sono 12 le persone che sono state denunciate perché non hanno comunicato l'identità degli alloggiati nelle loro proprietà e sono 9 le case private usate come strutture alberghiere e affittate in nero. In diversi casi, hanno appurato i carabinieri, le camere, ricavate da abitazioni private e non censite, vengono pubblicizzate su pagine Instagram o gruppi Facebook chiusi, le prenotazioni vengono gestite direttamente via chat, gli ospiti non vengono registrati e non viene emessa nessuna ricevuta. Soluzioni che rappresentano una concorrenza sleale per chi è in regola e, oltre a pagare le tasse, deve investire in manutenzione, impianti a norma, assicurazioni e sicurezza come vie di fuga, rilevatori di fumo ed estintori.

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