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Anche il boss ucciso vittima degli strozzini del suo stesso clan, 8 arresti nei Mariniello

I carabinieri di Castello di Cisterna, col supporto della polizia spagnola, hanno arrestato 8 persone tra Napoli e l’isola di Tenerife: sono accusati di fare parte di un gruppo, legato al clan Mariniello di Acerra (Napoli), dedito al presto ad usura con tassi fino al 120%. Tra le vittime anche il boss Vincenzo Mariniello, ucciso in un agguato nel 2019 mentre usciva di casa.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Anche Vincenzo Mariniello, il boss ucciso nel febbraio 2019 ad Acerra (Napoli), era vittima degli usurai che facevano capo al clan da lui guidato. Aveva ricevuto in prestito del denaro dal gruppo, che praticava tassi fino al 120%, e proprio quella situazione aveva portato a frizioni interne. La circostanza è emersa dalle indagini dei carabinieri, avviate subito dopo l'omicidio, e che hanno portato all'arresto, oggi, di 8 persone tra la provincia di Napoli e la Spagna; le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere, usura, estorsione e detenzione illegale di armi da fuoco, reati aggravati dalle modalità mafiose.

Vincenzo Mariniello, noto all'anagrafe di camorra come "‘o cammurristiello", fu ucciso il 17 febbraio 2019 davanti alla sua abitazione. Era appena uscito di casa, stava percorrendo la rampa che dal garage della villetta porta al cancello quando sono arrivati i sicari. Era tornato in libertà pochi giorni prima, dopo una detenzione agli arresti domiciliari. Seppur mai condannato in via definitiva, secondo gli inquirenti era a capo del gruppo che fu fondato dal padre Gennaro, ucciso in un agguato nel 2000 da un cecchino che gli sparò mentre era seduto in terrazzo, centrandolo da parecchie decine di metri di distanza.

Dopo l'agguato i carabinieri del Nucleo Investigativo avevano avviato l'indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che ha portato alla scoperta del gruppo criminale dedito ai prestiti usurari e collegato allo stesso gruppo criminale di Mariniello, scoprendo che anche lo stesso boss era vittima di quei prestiti impossibili da restituire, che venivano concessi con tassi variabili tra l'8% e il 120%. I militari hanno individuato alcune delle vittime delle estorsioni, tra cui due artigiani della zona. È inoltre emerso che il suocero del capoclan ucciso e un esponente di spicco del clan Di Buono di Acerra avevano due pistole.

L'ordinanza di custodia cautelare per 8 indagati (3 in carcere e 2 agli arresti domiciliari), emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda locale, è stata eseguita oggi, 2 dicembre. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, nel Napoletano, hanno arrestato Antonio Cannavacciuolo, 28 anni, Igino Caporale, 57 anni, Carmela Mariniello, 68 anni, Pasquale Di Buono, 31 anni e Benito Giuseppe Soriano, 81 anni. Altri tre indagati (Vincenzo Buonaiuto, 44 anni, ritenuto capo dell'organizzazione, Leopoldo Lara, 23 anni, e Teresa Di Buono, 30 anni, parenti tra loro) sono stati rintracciati e bloccati a Tenerife, in Spagna, col supporto dell'Unità F.A.S.T. (Fugitive Active Serching Team) della polizia spagnola tramite il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia (SCIP).

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