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Ampliamento clinica Pineta Grande, chiesto processo per Schiavone e altri 35 indagati

La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha chiesto il rinvio a giudizio di 36 indagati per l’indagine sui lavori di ampliamento della clinica Pineta Grande di Castel Volturno (Caserta); tra questi il patron Vincenzo Schiavone, l’ex sindaco Dimitri Russo e il funzionario regionale Antonio Postiglione. La direzione sanitaria della struttura si dice convinta che dimostrerà l’insussistenza delle accuse.
A cura di Nico Falco
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Vincenzo Schiavone, patron della clinica Pineta Grande
Vincenzo Schiavone, patron della clinica Pineta Grande

La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha chiesto il rinvio a giudizio per Vincenzo Schiavone, imprenditore del settore sanitario campano e patron della clinica Pineta Grande di Castel Volturno (Caserta), insieme ad altri 35 indagati nell'ambito dell'indagine sui lavori di ampliamento della struttura: le autorizzazioni sarebbero state ottenute illecitamente, corrompendo funzionari e manager con l'assunzione di familiari e amici. Tra i 36 indagati che potrebbero finire a processo ci sono imprenditori della sanità, funzionari della Regione Campania, dell'Asl di Caserta e della della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Caserta e Benevento, dipendenti ed ex amministratori del Comune di Castel Volturno; i reati ipotizzati, a vario titolo, sono di corruzione, falso, indebita induzione, abuso d'ufficio e rivelazione di segreti d'ufficio.

Clinica Pineta Grande, processo per per 36 indagati

Tra gli indagati per cui la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha chiesto il rinvio a giudizio figurano anche nomi di primo piano del panorama sanitario campano: oltre a Vincenzo Schiavone, proprietario anche di diverse cliniche, ci sono Antonio Postiglione, dirigente del settore Sanità della Regione Campania, Sergio Crispino, presidente di Aiop Campania (Associazione Italiana Ospedalità Privata), l'ex sindaco di Castel Volturno Dimitri Russo con parte della sua giunta e alcuni ex consiglieri comunali, Antonio Podda e Arturo Romano.

Rischiano il processo anche  l'ex direttore generale dell'Asl di Caserta Mario De Biasio, e l'ex dirigente della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Caserta e Benevento, Salvatore Buonomo (trasferito a Potenza nel novembre 2019). La Procura ha infine chiesto l'archiviazione per altri 12 indagati (tra cui un medico e 11 consiglieri comunali di Castel Volturno) che, pur avendo partecipato all'emissione degli atti ritenuti illegittimi, non avrebbero però ottenuto un vantaggio.

Chi è Vincenzo Schiavone, proprietario di Pineta Grande

L'indagine ruota intorno alla figura di Vincenzo Schiavone, personaggio importante anche all'interno di Confindustria e proprietario della clinica Pineta Grande e delle case di cura Padre Pio di Mondragone, Villa Bianca di Napoli e Villa Ester di Avellino. Lo scorso 23 gennaio i carabinieri del Reparto Operativo di Caserta gli notificarono una misura cautelare agli arresti domiciliari (poi revocata dal Riesame il successivo 12 febbraio).

Secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere (coordinata da Maria Antonietta Troncone) Schiavone gestiva un sistema di potere capillare, tale da asservire l'ex sindaco Russo e da ottenere l'approvazione di delibere per l'ampliamento della clinica "in assenza di verifica di compatibilità con il fabbisogno sanitario regionale, mancando allora il piano regionale ospedaliero, in assenza di valutazione ambientale strategica e di adeguata e idonea progettazione e verifica preliminare di fattibilità".

Assunzioni sospette nelle cliniche di Schiavone

Gli inquirenti hanno individuato almeno otto assunzioni "sospette", riguardanti parenti o amici di funzionari comunali e regionali, che Schiavone avrebbe assunto nelle sue cliniche come moneta di scambio. L'obiettivo era l'ottenimento dell'ok ai lavori di ampliamento di Pineta Grande e il placet per il progetto di fusione e di accorpamento delle sue cliniche, in modo da poter aumentare la dotazione dei posti letto della struttura di Castel Volturno. Per questo motivo sarebbero illegittimi tutti gli atti amministrativi relativi all'ampliamento della clinica emessi dal Comune di Castel Volturno, in particolare tre delibere autorizzative del Consiglio comunale emesse tra il 2014 e il 2016, quando era sindaco Dimitri Russo, e due permessi edilizi rilasciati dall'ufficio tecnico nel 2017 e nel 2018.

Per la Procura di Santa Maria Capua Vetere sarebbero inoltre illegittimi anche gli atti emessi dalla struttura commissariale della Regione Campania e relativi alla programmazione del fabbisogno sanitario regionale; in particolare c'è il Decreto del Commissario numero 8 del 2018, che potenzierebbe il settore della sanità privata a discapito del pubblico, in violazione quindi della legge regionale 4 del 2017.

La stessa circolare attuativa (la 2045 del 6 settembre 2018), quella che autorizzava il progetto di fusione, sarebbe stata scritta dai funzionari regionali sotto dettatura di Schiavone e con l'intermediazione di Crispino; con quel documento l'imprenditore, rilevano i magistrati, aveva potuto "trasferire presso la Pineta Grande anche i posti autorizzati esistenti presso Villa Ester, Padre Pio e Villa Bianca, che sono ulteriori rispetto a quelli accreditati e presi in considerazione dal Decreto del Commissario".

La replica della clinica: "Dimostreremo insussistenza delle accuse"

La direzione sanitaria della clinica Pineta Grande, in una nota, si dice "certa di poter dimostrare la totale insussistenza degli addebiti mossi" durante l'udienza preliminare.

"L'esercizio dell'azione penale – si legge nel comunicato – rientra nella ricostruzione della Procura con la quale ci si è già confrontati in sede cautelare. Proprio in quella sede, il Tribunale del Riesame di Napoli ha escluso l'ipotesi della corruzione ex articolo 319 cp. Il medesimo tribunale ha altresì escluso le ipotesi di falso afferenti il rilascio della concessione edilizia, in particolar modo in relazione alle norme che regolano la materia paesaggistico-ambientale. L'orientamento del Riesame, che ha ridimensionato notevolmente se non totalmente l'indagine della Procura, ha trovato pieno accoglimento nella stessa Suprema Corte che ha dichiarato l'inammissibilità di tutte le eccezioni avanzate sia dalla Procura che dalla difesa in relazione al provvedimento del Tribunale del Riesame di Napoli, con ciò confermando la totale carenza di elementi sussistenti in ordine all'accusa di corruzione".

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