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Opinioni

“L’Aids dilaga, 40 su 100 positivi all’HIV”: parlano gli operatori dell’ambulatorio sociale di Castel Volturno

A Castel Volturno l’Aids dilaga ma nessuno sembra accorgersene.  Su 100 persone esaminate in un controllo, 40 sono sieropositive. Qui la mafia nigeriana ha fatto scappare i Casalesi, o meglio, i casalesi hanno capito che collaborare insieme è molto più redditizio, facendo prostituire minorenni per 10 euro a 1 chilometro di distanza dal centro sportivo del Napoli, dove i calciatori guadagnano fino a 10 milioni. Qui è dove migliaia di italiani non trovano pace dal terremoto dell’Irpinia. Ma qui è anche dove l’ong Operatori sanitari nel mondo ha aperto un ambulatorio aperto a tutti: italiani, nigeriani, prostitute, trans. Fanpage si è fatta raccontare dai responsabili dell’ambulatorio, Claudio Scatola e Francesco Perna, le loro storie.
A cura di Stela Xhunga
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“L’Aids dilaga e nessuno sembra accorgersene, proprio ieri una ragazza minorenne ha scoperto di essere sieropositiva e incinta”. Su 100 persone esaminate con il test rapido durante l'ultimo controllo, 40 sono sieropositive. Siamo a Castel Volturno, dove le vittime di tratta si prostituiscono per 10 euro a un chilometro d’aria dal centro sportivo del Napoli, dove i calciatori guadagnano fino a 10 milioni di euro. Qui negli anni '80, stando alle confessioni dell’ex boss Augusto La Torre, i Casalesi avevano deciso di ammazzare un nero al giorno per dare un segnale allo Stato. “Lo Stato doveva cacciare gli immigrati, altrimenti avremmo fatto una strage”. È finita che la mafia nigeriana si è mangiata i Casalesi, o meglio, i Casalesi hanno capito che collaborare con loro sarebbe stato molto più redditizio. E l'Aids dilaga tra le prostitute e i loro clienti, italiani, per lo più sposati con figli. “Se sei costretta a prostituirti per 10 euro io operatore volontario posso fornirti gratis tutti i preservativi del mondo, ma se il cliente dice che vuole farlo senza, tu acconsenti. La concorrenza è troppa”.

Ed è proprio qui, in via Matilde Serao 10, che l’ong Operatori sanitari nel mondo (OSNM) ha aperto un ambulatorio sociale per facilitare l’accesso alle cure mediche dei più vulnerabili, resi invisibili dal contagio del virus dell’indifferenza: prostitute per lo più nigeriane, trans provenienti dal Sud America, ma anche molti italiani. Pochi metri quadri dove ginecologi, pediatri, infermieri e mediatori culturali si danno il turno con attività di screening, assistenza medica, appoggio psicologico e aiuti alimentari.

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Claudio Scatola, mente e cuore del progetto, parla di fretta, sta cercando uno spazio più grande per accogliere più persone possibile prima di tornare in Congo il 30 ottobre “quando inizia la stagione della malaria bisogna esserci altrimenti è una strage”. In sua assenza i dodici operatori fissi avranno la supervisione della coordinatrice Luisa Somma e l'aiuto di Francesco Perna, 38 anni, napoletano e papà di 2 bambine, Vigile del fuoco e volontario da 4 anni con Stay Human Onlus e diverse missioni umanitarie all'estero e in Italia. Cinque anni fa ha lasciato il suo posto fisso come hr di una famosa multinazionale, “la scelta migliore della mia vita. Cambiando lavoro ho perso parecchi soldi, quasi metà della mia RAL, ma sono diventato più ricco”.

A proposito di soldi, chi è il tipico vostro sostenitore?

C: Non c’è un ricco, sono operai, persone che danno meno tra i 20 e i 50 euro al mese, una tantum. Leggono che stai cercando fondi e rinunciano ai gelati di marca o a un paio di pantaloni in più.

F: La storiella che la beneficienza sia una cosa da ricchi è una gran fesseria.

Questa zona è ricca di pastifici. Possibile che nessuno di questi vi dia neanche 10 kg di pasta?

Purtroppo è possibile. Acquistiamo tutto senza convenzioni. Per il momento ce la facciamo.

La mafia nigeriana all’inizio ha provato a ostacolarvi e vi ha minacciato. Non avete paura?

F: se mi succede qualcosa ho detto a mia moglie di tirare fuori una lista che ho lasciato nel comodino.

Claudio: io vengo da vent’anni di volontariato in Congo, Figurati se mo’ ci fa paura Castel Volturno.

Però ai Casalesi la mafia nigeriana di paura ne ha fatta eccome.

Perché i casalesi ti sparano, i nigeriani ti fanno a pezzi, letteralmente. Sono molto più violenti. Lo vediamo anche con le prostitute che aiutiamo. Già convincerle a fare il test HIV è un’impresa, per loro è proprio un tabù. Sono così impregnate di superstizioni legate al vodoo, che hanno paura ad avvicinarsi al ginecologo. Spesso le loro magnaccia sono donne, e le “gran maman” sono capaci di mutilarti e torturati all’istante. È una violenza continua, fisica e psicologica. Per liberarsene bisogna pagare un riscatto di 60 mila euro e per farlo le donne sono costrette a prostituirsi e gli uomini a spacciare.

Non si riesce a togliere queste persone dalla strada? L’unica via è pagare il riscatto?

Ma quale riscatto, l’unica cosa che siamo disposti a pagare sono pannolini, medicine e cibo.Una via c’è, si chiama lavoro.

Ma voi non potete offrire lavoro. O sì?

Abbiamo partecipato a un bando indetto dalla Fondazione ALSTOM presentando un progetto con “Stay Human” che ha l’ambizione dare alle prostitute e ai pusher gli strumenti per diventare estetiste ed elettricisti. Vogliamo vedere queste persone imparare un mestiere e al termine del corso dare loro gli strumenti di lavoro: spazzole, macchine per la french, trapani, cacciavite, scarpe infortunistiche.

Di solito a questo punto arriva qualcuno e dice “prima gli italiani”. 

F: Da noi ne vengono tantissimi italiani. Persone che dopo il terremoto dell’Irpinia vivono in condizioni di estrema povertà, in case occupate, per lo più in ruderi senza corrente elettrica. Senza medico di base, niente. Oltre all’assistenza medica diamo vestiti, alimenti, in un raggio di circa 30 km.

C: Aiutare all’estero e gli stranieri in Italia non ci impedisce di aiutare gli italiani. Lo dice la parola stessa “Operatori nel mondo”, il mondo è tutto e le persone nascono uguali, che sia a Castel Volturno o Kinshasa.

Claudio Scatola
Claudio Scatola
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