A Napoli torna a sgorgare l’acqua suffregna: si potrà raccogliere con le “mummare”, le tipiche anfore

A Napoli torna a sgorgare l'acqua "suffregna", l'antica acqua ferrata che scorre sotto il Monte Echia. Ritrovata l'antica sorgente del Chiatamone, nei sotterranei alle spalle dei grandi alberghi di Santa Lucia. La falda è stata ritrovata e irregimentata con i tubi. Si riteneva persa da oltre 50 anni. Il progetto di recupero è stato portato avanti da Abc, l'Azienda speciale dell'acqua pubblica del Comune, con i comitati civici, tra i quali il Comitato Promotore del progetto Hydrosòphia, il Comitato Santa Maria di Portosalvo, Lan – Laboratorio Architettura Nomade, di concerto con l'Associazione Mondo Scuola.
L'acqua suffregna torna dopo 50 anni
La sorgente è stata ritrovata dopo oltre 4 anni di ricerche, studio e azioni condotte in collaborazione con l'ufficio del patrimonio del Comune di Napoli, con la Sovrintendenza ai Beni Architettonici, Ambientali e Archeologici della Provincia di Napoli, e con il supporto di ABC Acqua Bene Comune. Era abbandonata da oltre mezzo secolo e finalmente è stata riattivata il 13 febbraio scorso. Le antiche banche dell'acqua si sono trasformate nei chioschi di bibite e numerosi sono ancora i “luciani” che li gestiscono, figli e nipoti dei commercianti delle antiche mummare.
"L’aqua suffregna – racconta Antonio Pariante, del Comitato Portosalvo – arriva dalle falde sotterranee del monte Echia. Imbottigliarla? Impossibile. Può andare solo nelle "Mummare", le antiche anfore. C’è un gruppo di studio che sta lavorando a questo da anni e noi ne facciamo parte. Noi sosteniamo questa iniziativa che mira al riconoscimento Unesco delle antiche acque sorgive di Napoli".
La storia della sorgente del Chiatamone a Santa Lucia
Questa mattina si è tenuta una visita guidata, con la partecipazione di Alexander Valentino. "La visita – si legge in una nota degli organizzatori – è parte integrante del progetto “Sorgente di Acqua Ferrata del Chiatamone”, per il recupero e la riattivazione del sito di interesse culturale e ambientale. Chiatamone deriva dalla parola greca platamón e indica una roccia marina scavata da grotte. Il costone tufaceo del Monte Echia, a ridosso della via Chiatamone è caratterizzato infatti da numerose caverne già abitate in età preistorica, alcune contraddistinte dalla presenza di acqua sorgiva. Qui fu Phalerols, Parthenope, e poi Palepoli, prima di fondersi con Napoli".
Con l'Unità d'Italia e le nuove leggi che classificarono l'acqua come risorsa da dare in concessione a privati per fini economici, nacquero le prime tensioni tra la popolazione locale e le autorità per l'utilizzo di questa risorsa. Mentre il popolo veniva allontanato dalla sua acqua preferita, gli alberghi edificati sulla colmata a mare (via Partenope) ottennero le licenze per sfruttarla a fini turisticitermali. Così scomparvero repentinamente l'acqua suffregna, l'acqua ferrata, la sorgente del fontaniello e altre. La lapide-monito scolpita nel 1731 per volontà del re di Napoli Carlo VI e posta sul costone di Pizzofalcone, che garantiva la libera fruizione dell'acqua del Chiatamone indistintamente a tutti gli abitanti, diede forza al popolo per contrastarne la chiusura. A farlo desistere fu il pretesto della presunta diffusione del contagio di colera nell'estate del 1973. L'accesso alla grotta attraverso l'unico suolo ancora di proprietà pubblica fu negato, la sorgente manomessa, il luogo dimenticato.