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Musumeci: “Non avrei candidato Genovese ma prenderei a calci chi dice che era impresentabile”

Il presidente della regione Sicilia Nello Musumeci commenta l’indagine a carico di Luigi Genovese, 21enne recordman di preferenze alle ultime elezioni: “Non l’avrei candidato se fosse stato nel mio partito”, ma se “fosse mio figlio io prenderei a calci chi dice che è impresentabile perché il padre è stato condannato in primo grado”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il giorno dopo la notizia dell’indagine a carico di Luigi Genovese, 21enne eletto all’assemblea regionale siciliana e recordman di preferenze a Messina, a commentare la decisione di candidare il giovane figlio dell’ex parlamentare Francantonio Genovese è il neo-eletto presidente della regione Sicilia Nello Musumeci. “Non l’avrei candidato se fosse stato nel mio partito”, spiega il governatore difendendo comunque la scelta di affidarsi al giovane Genovese. Se “fosse mio figlio io prenderei a calci chi dice che è impresentabile perché il padre è stato condannato in primo grado”.

Se Luigi Genovesefosse mio figlio io prenderei a calci chi dice che è impresentabile perché il padre è stato condannato in primo grado”, ha detto Musumeci gli Stati generali della lotta alle mafie a Milano e spiegando che il neo-eletto consigliere “ha 21 anni, è uno studente di giurisprudenza ed è incensurato: per le leggi dello Stato è presentabilissimo”. “Io mi indigno di chi si indigna – ha aggiunto -. È da 70 anni che in Sicilia le liste elettorali sono frequentate da personaggi chiacchierati”.

Il governatore della Sicilia spiega che comunque non l’avrebbe candidato “se fosse stato nel mio partito, ma il coordinatore del suo partito se ne è assunto la responsabilità”. Secondo Musumeci, comunque, nessuna lista è esclusa dal rischio di candidare quelli che vengono definiti come “impresentabili”. Quindi serve “una modifica della legge sulle candidature”, a parere del presidente della regione. “Serve un codice etico sottoscritto da tutte le forze politiche”, rivedendo anche la normativa sui commissariamenti dei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose perché “se un comune viene sciolto due o tre volte lo stato ha perso”.

Se un candidato è sotto indagine e la magistratura lo sa – argomenta ancora Musumeci -, per favore, non aspetti che venga candidato o eletto, intervenga in tempo utile per evitare che, indirettamente, quel tardivo provvedimento possa determinare una delegittimazione ulteriore della politica. Se si delegittima la politica si delegittima la democrazia”.

Occorre – secondo Musumeci – rivedere la normativa e lo faccio con la consapevolezza che in Sicilia c'è una nuova consapevolezza antimafia. I politici non vengono da Marte, ma li esprimono i cittadini, e la politica è specchio della società, ma qualche volta deve avere anche l'ambizione di esserne guida, non solo lo specchio”.

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