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Ministro Tria: “Sì a flat tax e pace fiscale ma compatibilmente con conti in ordine”

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, davanti alla commissione Finanze, ha illustrato la politica fiscale del governo. L’azione sarà orientata a “una graduale riduzione della pressione fiscale” ma “compatibilmente con gli spazi finanziari disponibili”. Inoltre “un fisco amico favorirà l’estinzione dei debiti”.
A cura di Giorgio Tabani
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 Il "disegno riformatore" orientato a "una graduale riduzione della pressione fiscale su cittadini e imprese" sarà realizzato "compatibilmente con gli spazi finanziari che si renderanno disponibili" e quindi "mantenendo il necessario percorso di riduzione del debito pubblico ed evitando inversioni di tendenza nel percorso di aggiustamento" dei conti pubblici. Il ministro dell'Economia e delle Finanze Giovanni Tria, in audizione presso la commissione Finanze del Senato per illustrare le linee guida del suo mandato, si mostra prudente come già aveva fatto nelle precedenti audizioni in Parlamento.

Sulla flat tax, uno degli elementi chiave del programma economico della Lega poi inserito nel programma di governo, è stata avviata "una task force con l'obiettivo di analizzare i profili di gettito e distributivi del sistema". La flat tax sarà, quindi, attuata "in un quadro coerente di politica fiscale e in armonia con i principi costituzionali di progressività dell'imposta che l'attuale struttura dell'Irpef ha difficoltà a garantire". Al momento esistono varie proposte attuative di flat tax, ma tutte dovranno "essere esaminate nel quadro di una riforma che deve essere sistemica. Non si può pensare a una sommatoria di singoli provvedimenti fiscali e dei relativi costi, perché in tal modo si metterebbe in discussione la riforma complessiva prospettata dal contratto di governo". Sui tempi, "è chiaro che noi dovremmo immaginare un percorso ben definito, con un cronoprogramma che debba riguardare sia le possibilità tecniche di attuare una riforma strutturale ma anche di valutarne l'impatto sul bilancio".

Anche per quanto riguarda la pace fiscale, è necessario guardarla all'interno di una "riforma strutturale del fisco" in quanto "riduzione della pressione fiscale, equità e lotta all'evasione sono parti integranti di un programma coerente di risanamento e di rafforzamento dell'economia". In particolare il ministro ritiene "doveroso passare da uno stato di paura nei confronti dell'amministrazione finanziaria a uno stato di certezza del diritto e fiducia", mutando finalmente "il rapporto tra Stato e contribuenti" tramite l'adozione di "principi guida come quello della buona fede e della reciproca collaborazione tra le parti". Non quindi "nuovi condoni" ma "un fisco amico del contribuente che favorisca l'estinzione dei debiti. Un fisco vicino alle esigenze del contribuente, che ha quindi a cuore, accanto all'obiettivo della riscossione, anche il suo presupposto cioè la produzione di reddito e in ultima analisi il benessere e la crescita del Paese".

Sul reddito di cittadinanza, bandiera del Movimento 5 Stelle, Tria dichiara che chiedersi quanto costi significa "farsi una domanda mal posta". Infatti "queste riforme devono essere affrontate come ho detto più volte attraverso una rimodulazione e un cambiamento della composizione del sistema delle entrate e delle uscite". Sarà necessario "vedere qual è il disegno specifico della norma" in quanto "il costo di un provvedimento non può essere considerato come un costo addizionale, ma è un costo in parte sostitutivo: si tratta di trasformare strumenti di welfare o di protezione sociale già esistenti in un altro strumento" e a quel punto considerare "quale sia il costo differenziale e vedere quindi come introdurre gradualmente" il cambiamento, altrimenti  si fanno "stime prive di significato".

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