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Vuole vendicare la figlia picchiata dal fidanzato e viene ucciso dallo zio del ragazzo: 59enne condannato a 15 anni

Rocco Modaffari è stato condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 15 anni di reclusione per l’omicidio di Roberto Guerrisi. Il 42enne si era presentato a Pontirolo (Bergamo) per cercare vendetta per la propria figlia picchiata dal fidanzato, ma è stato ucciso con un colpo di pistola esploso dallo zio del ragazzo.
A cura di Enrico Spaccini
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Roberto Guerrisi (foto da Facebook)
Roberto Guerrisi (foto da Facebook)

È stato condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 15 anni di reclusione Rocco Modaffari, ritenuto responsabile dell'omicidio volontario di Roberto Guerrisi. Stando a quanto ricostruito dalle indagini, il 59enne gli avrebbe sparato un colpo al volto, uccidendolo, all'esterno della ditta Db Car di Pontirolo Nuovo (in provincia di Bergamo) il 28 dicembre del 2024. La vittima si era presentata sul posto insieme ad altri sette parenti per cercare vendetta per la propria figlia, una ragazza di 19 anni che la sera prima aveva denunciato il proprio fidanzato, nonché nipote di Modaffari, di averla picchiata. La giudice dell'udienza preliminare Federica Gaudino ha riconosciuto per Modaffari l'attenuante della provocazione da parte della vittima.

La lite a Pontirolo e l'omicidio di Guerrisi

Quanto accaduto lo scorso 28 dicembre era stato filmato dalle telecamere di sorveglianza della Db Car. La sera prima, la figlia 19enne di Guerrisi aveva discusso con il fidanzato 22enne, nipote di Modaffari. La ragazza aveva chiamato i carabinieri e denunciò di essere stata picchiata. Guerrisi si era, quindi, presentato l'indomani mattina davanti alla Db Car di Pontirolo, di proprietà del padre del 22enne, per chiedere conto di quanto accaduto. L'operaio 42enne di Boltiere, però, aveva trovato solo Modaffari, così si era allontanato per poi ripresentarsi alle 14.

La seconda volta Guerrisi aveva trovato sul piazzale dell'azienda ancora Modaffari, il 22enne, suo padre e il fidanzato di sua sorella. Tra i presenti era nata una discussione e poi una colluttazione, nella quale il 42enne aveva sferrato un pugno al padre del 22enne e una coltellata alla spalla all'altro giovane. Dopo essersi allontanato ancora, Guerrisi era tornato con altri sette parenti mezz'ora più tardi.

Al terzo incontro, con il cancello della ditta ancora chiuso, Modaffari ha sparato con una Beretta calibro 6.35 contro i rivali che si stavano allontanando, colpendo al volto Guerrisi che si era appena voltato. Arrestato, il 59enne aveva detto di aver esploso quei colpi per paura.

Il processo e la condanna di Modaffari

Detenuto per alcuni mesi in carcere, Modaffari si trova da aprile agli arresti domiciliari. Oggi, giovedì 23 ottobre, la gup Gaudino del Tribunale di Bergamo lo ha condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 15 anni di reclusione per omicidio volontario, detenzione di pistola con matricola abrasa e ricettazione. Il 59enne ha potuto accedere alternativo perché non gli erano state contestati aggravanti tali da portare la pena massima fino all'ergastolo.

Il pm Giampiero Golluccio aveva chiesto per Modaffari una condanna a 17 anni e 8 mesi, mentre il difensore Emanuele Occhipinti aveva invocato la legittima difesa e, in subordine, la derubricazione in eccesso colposo di legittima difesa. La giudice ha riconosciuto all'imputato l'attenuante della provocazione da parte della vittima. I parenti di Guerrisi si sono costituiti parti civili, assistiti dagli avvocati Cristina Maccari, Giuseppe Torchia e Marco Mazzeo. In loro favore è stato disposto un risarcimento provvisionale da 35mila euro ciascuno.

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