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Vittima di un’aggressione omofoba sul treno: “Molti ragazzini non denunciano per paura, genitori aiutateli”

A dicembre 2020, un uomo che all’epoca aveva 63 anni è stato vittima di un’aggressione omofoba: “Mi hanno insultato chiamandomi fr** e poi mi hanno chiesto 100 euro per farmi scendere dal treno”. Il 23 febbraio si è aperto il processo dopo che la vittima ha denunciato. Uno dei due aggressori è però accusato solo di estorsione perché gli insulti omofobi non sono considerati reato. Nonostante questo, spiega a Fanpage.it, è importante denunciare e aiutare i ragazzini, spesso spaventati da raccontare i soprusi, a farlo.
A cura di Ilaria Quattrone
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"Sei fr****?": è questo l'insulto che due ragazzi hanno rivolto a un uomo su un treno partito da Milano Garibaldi e diretto a Como San Giovanni. L'episodio risale al 16 dicembre 2020, ma il 23 febbraio scorso è iniziato il processo, la cui udienza è stata rinviata all'8 giugno. Il 65enne non è solo stato vittima di insulti omofobi, ma anche di estorsione. I due, così come ha raccontato a Fanpage.it, lo avrebbero minacciato: "Se non ci dai 100 euro, non ti facciamo scendere dal treno".

"Ricordo benissimo quel giorno. Ho preso il treno alla stazione di Porta Garibaldi che era diretto a Como San Giovanni. Io dovevo scendere a Monza. Sono salito su una delle prime carrozze. Mi sono seduto sull'ultimo divanetto con le spalle alla porta. C'era solo un altro passeggero che aveva le cuffie e stava giocando con il telefonino. Ho visto poi due ragazzi. Uno dei due, lo avevo incontrato qualche giorno prima".

"Ci eravamo incrociati in Corso Milano a Monza. Voleva vendermi un paio di calze di lana, ma avevo detto di no ed ero andato via. Due giorni dopo eravamo sullo stesso treno. Poco dopo la partenza, lui mi ha fatto la stessa proposta. Non so se mi avesse riconosciuto o meno. Ha aperto la borsa e mi dice: ‘Vuoi queste calze?'. Io ho gentilmente detto di no".

Gli insulti

Ma è proprio in quel momento che sono iniziati gli insulti: "Mi dice ‘Sei fr***?'. Io sono rimasto esterrefatto. Gli ho detto che consideravo le sue parole, un insulto molto sessista e omofobo. Nonostante questo lui ha continuato. A un certo punto, un suo complice si è voltato verso di me con un telefonino. Entrambi hanno continuato a insultarmi e mi hanno detto: "Adesso ti riprendiamo e diciamo che ci hai minacciato".

Il 65enne è rimasto tranquillo: "Ho detto di non aver minacciato proprio nessuno. Loro si sono avvicinati nuovamente a me con il telefonino e hanno continuato a dirmi "Fr***". Nel frattempo, ho visto che il treno stava arrivando alla stazione di Monza. Mi sono alzato, ma loro mi erano molto vicini e mi hanno detto: "Tu per scendere ci devi dare 100 euro". Io gli ho detto che non gli avrei dato nulla. C'era un piccolo spazio tra me e loro e mi sono detto: "Non mi faccio ricattare da questi" e così mi sono alzato".

"Non appena hanno visto che arrivata la gente, si sono fermati. Sono sceso, ho visto con la coda dell'occhio che anche loro erano scesi. Sono subito andato a fare denuncia alla polizia ferroviaria. Per fortuna non mi è successo niente, probabilmente perché ho mantenuto la calma".

Uno dei due aggressori è stato identificato

Uno dei ragazzi è stato identificato: si tratta proprio di quello che, prima di insultare il 65enne, aveva provato a vendergli un paio di calze. Il giovane con il cellulare in mano, non è mai stato trovato. Il 23 febbraio è stato aperto il processo davanti al giudice dell'udienza preliminare.

Quel giorno l'associazione Brianza Oltre l'Arcobaleno ha organizzato un presidio sotto la vecchia sede del Comune. L'unico responsabile è accusato di tentata estorsione con l'aggravante di aver agito con un complice. Ovviamente non è stato indagato per gli insulti omofobi che, ancora oggi in Italia, non costituiscono reato.

L'udienza è stata rinviato all'8 giugno perché l'avvocato di fiducia dell'imputato – che non si è scusato con la vittima – era impegnato in altri procedimenti: "Io mi sono costituito parte civile. Vedremo quello che succederà".

La vittima, tramite Fanpage.it, ha voluto lanciare un messaggio a tutte le vittime di bullismo e di omofobia, soprattutto i più giovani, che non sempre trovano il coraggio di denunciare: "Anche se non c'è il reato di omofobia questi vanno comunque denunciati perché in questo modo i fatti diventano pubblici e ci aiutano a creare una rete di solidarietà", ha detto il 65enne.

Molti ragazzini non denunciano

"Nel mio caso specifico, sono stato fortunato a trovare agenti della polizia ferroviaria che hanno seguito il caso con precisione, mi hanno ascoltato diverse volte, hanno preparato un ottimo fascicolo da inviare al pm. Sono stati molto diligenti nel loro lavoro. E questo è un fatto positivo perché può incentivare anche i ragazzini o i loro genitori a denunciare".

"Molto volte i ragazzi si trovano vittima di insulti collegati a un ricatto di natura estorsiva. Gli chiedono in cambio soldi o il cellulare. Io ho una certa età, ho le spalle grosse. Ho avuto la prontezza di reagire nella maniera giusta e di denunciare. Molti ragazzini purtroppo non ce l'hanno perché si fanno intimorire. Nel caso in cui parlino ai genitori, questi ultimi devono ascoltarli e denunciare".

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