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Violenta una bimba di 10 anni in un centro accoglienza, 29enne a processo: “Non nega, ma ha aspetti da chiarire”

Si è aperto ieri, martedì 16 settembre, il processo a carico del 29enne accusato di aver violentato una bambina di 10 anni in un centro di prima accoglienza a Collio (Brescia) un anno fa. Il suo legale ha dichiarato che l’uomo non ha mai negato i fatti, ma che “intende precisare una serie di circostanze”.
A cura di Enrico Spaccini
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Immagine di repertorio
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Il 29enne che poco meno di un anno fa era stato arrestato per violenza sessuale aggravata ai danni di una bambina di 10 anni non ha negato i "fatti" davanti agli investigatori, e non lo farà nemmeno davanti al giudice. Lo ha dichiarato il suo avvocato, Davide Scaroni, che ha aggiunto anche che il suo assistito "intende precisare una serie di circostanze". Si è aperto così ieri, martedì 16 settembre, il processo davanti alla giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Brescia Valeria Rey, la quale ha concesso all'imputato la possibilità di accedere al rito abbreviato, che gli consentirà di ottenere lo sconto di un terzo della pena. Il 29enne, però, vuole fornire prima alcuni chiarimenti in merito alla copia forense del suo cellulare e alla disposizione di alcuni locali del centro di accoglienza di San Colombano di Collio (in provincia di Brescia) dove nel settembre del 2024 si era consumata la violenza.

Stando a quanto ricostruito dalle indagini, il 29enne, cittadino del Bangladesh, avrebbe abusato sessualmente di una bambina di 10 anni che, come lui, era ospite del centro di prima accoglienza (chiuso lo scorso marzo). La violenza era stata scoperta pochi giorni dopo in ospedale, dove la piccola era stata visitata perché la madre era preoccupata per le sue condizioni di salute e psicologiche. Durante gli accertamenti, i medici avevano accertato l'abuso e che la bambina era rimasta incinta. La piccola era stata fatta abortire e meno di due settimane più tardi il 29enne è stato arrestato.

Da allora, quasi un anno fa, il 29enne si trova in carcere a Cremona. L'uomo non avrebbe negato la violenza agli investigatori e nemmeno al magistrato che per primo lo ha interrogato. Il suo avvocato, Davide Scaroni, ha dichiarato al termine dell'udienza del 16 settembre che però "intende precisare una serie di circostanze anche al giudice". Queste riguarderebbero la copia forense che è stata disposta per il suo cellulare e la disposizione di alcuni locali del centro di accoglienza di San Colombano. Inoltre, la difesa ha chiesto che vengano resi disponibili al giudice i filmati delle telecamere di sorveglianza del circuito interno alla struttura.

Il processo riprenderà il prossimo 30 settembre. La bambina, tramite la madre, si è costituita parte civile.

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