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“Vietato vestirsi come le prostitute”: la difesa social del Comune di Cassina è imbarazzante

Peggio la pezza del buco. Il Comune di Cassina de’ Pecchi si difende dalle critiche per un articolo del regolamento della polizia municipale che vorrebbe ricordare il divieto di sfruttamento della prostituzione, ma è stato visto come un attacco alla libertà di costumi dei suoi cittadini. Tra caps lock incastrati e proclami nonsense, l’Amministrazione si è difesa sui social attraverso un comunicato stampa che non coglie il punto.
A cura di Filippo M. Capra
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A.A.A. Cercasi social media manager con incarichi da ufficio stampa. L'offerta di lavoro dovrebbe avanzarla il Comune di Cassina de' Pecchi che, dopo essere stato travolto dalle polemiche per un articolo del regolamento (da discutere in Consiglio comunale) della polizia municipale che vorrebbe vietare ai cittadini di "vestirsi e comportarsi" come chi voglia "esercitare l’attività consistente in prestazioni sessuali", qualsiasi cosa ciò voglia dire, ha bissato la figuraccia rilasciando un comunicato stampa alquanto bizzarro su Facebook per difendersi dalle critiche. Ma le parole della sindaca Elisa Balconi, della Lega, non hanno sortito effetti diversi dall'imbarazzo in chi leggeva quanto scritto.

Secondo quanto pubblicato dalla pagina Facebook del Comune di Cassina de' Pecchi, "la polemica nata intorno all’articolo 23 del Regolamento di Polizia Urbana è frutto esclusivamente di strumentalizzazione politica". Dopo aver citato l'articolo nella sua interezza, il Comune specifica che "è fuori di dubbio che ha un unico scopo: recepire all’interno del Regolamento di Polizia Urbana del nostro Comune una norma avente ad oggetto quanto è già legge in Italia, ovvero il divieto di sfruttare e/o favorire la prostituzione. MASCHILE E FEMMINILE". Il maiuscolo lo lasciamo perché si ripete con costanza nel medesimo post ed è, al pari di alcune frasi, motivo di imbarazzo. Nel comunicato, quindi, viene sottolineato come sia "stucchevole la pochezza di chi ha volutamente stravolto il significato della nostra proposta a scopi meramente politici. OGNI DONNA COME OGNI UOMO – continua – PUO’ CIRCOLARE VESTITA/O COME DESIDERA SUL NOSTRO TERRITORIO". Anche in questo caso, il maiuscolo va a riempire un vuoto che non riesce ad essere colmato dalle parole stesse: bene ha fatto forse un utente di Facebook che, ironicamente, ci ha tenuto a ringraziare il Comune per la "concessione".

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Dopo la doverosa introduzione, che però non riduce lo sconcerto dell'articolo proposto, il colpo di genio: ricordare a tutti che "ciò che la legge vieta è il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione", con tanto di ulteriore precisazione della sindaca, che aggiunge: "A chi non sta bene, ovvero chi vuole sfruttare la prostituzione o favorirla in qualche modo (ha dovuto ripeterlo perché evidentemente aveva timore di essere – nuovamente – fraintesa, ndr), lo farà fuori da Cassina de’ Pecchi. Almeno finché io sarò Sindaco". E giù ancora litri di inchiostro: "LA PROSTITUZIONE E' UNA FORMA IGNOBILE DI SCHIAVITU’, SIA DELLE DONNE SIA DEGLI UOMINI, CHE QUESTA AMMINISTRAZIONE COMBATTERA’ CON TUTTE LE FORZE A PROPRIA DISPOSIZIONE".

Infine, l'attacco frontale della sindaca ai Consiglieri che hanno alzato il polverone, sempre via social: "Le discussioni politiche si fanno in aula, non sui social – dice la Bacoli, scrivendolo su un social -. Se l’articolo 23 è così aberrante, come qualcuno vuol lasciar intendere, come mai nessuno dei Consiglieri di opposizione che hanno sollevato la polemica su media e social ne ha chiesto lo stralcio?", si chiede ancora la sindaca, aggiungendo un altro paio di domande: "Come mai la proposta di Regolamento è stata depositata e consegnata a tutti i Consiglieri il 14 aprile scorso ma nessuno di quelli che si sono lamentati sui social e sui giornali ha invece protocollato ufficialmente proposte di emendamento? Come mai questa sterile e ignobile polemica è nata solamente a seguito delle infelici esternazioni di un assessore che comunque ha chiarito la propria posizione e che ha chiesto scusa?".

Alcune risposte possiamo provarle a fornire noi, sempre che siano di reale interesse per chi le ha poste: le discussioni politiche si fanno in aula, non sui social. Ah già, ma questo la sindaca lo aveva già scritto…

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Giornalista dal 2019, sono redattore del servizio Milano per Fanpage.it dal novembre dello stesso anno. Precedentemente ho collaborato per Fcinternews.it e Libero Quotidiano per i servizi di cronaca, sport e spettacoli.
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