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Uno dei commercialisti vicini alla Lega arrestati: “Nessuno ci perdeva, poi è andata storta”

“Quando all’inizio abbiamo fatto tutti i conti, nessuno ci perdeva.. È andata storta ad un certo punto”. È una delle intercettazioni contenute nell’ordinanza con cui il giudice di Milano Guido Fanales ha disposto i domiciliari per tre commercialisti vicini alla Lega e una quarta persona, coinvolte nell’inchiesta su una presunta compravendita gonfiata effettuata dalla Lombardia film commission con soldi pubblici. Per il giudice tra Scillieri, Manzoni e Di Rubba c’era un “accordo collusivo” provato e finalizzato a drenare risorse pubbliche. La necessità dei domiciliari è per il rischio che gli arrestati commettano reati simili.
A cura di Francesco Loiacono
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I tre commercialisti vicini al Carroccio arrestati
I tre commercialisti vicini al Carroccio arrestati

"Quando all'inizio abbiamo fatto tutti i conti, nessuno ci perdeva.. È andata storta ad un certo punto". Così Michele Scillieri, una delle quattro persone arrestate giovedì nell'ambito dell'inchiesta sulla Lombardia film commission, si esprimeva in merito agli affari suoi e dei suoi amici finiti con lui ai domiciliari con accuse che vanno a vario titolo dal peculato, alla turbata libertà nella scelta del contraente e alla sottrazione fraudolenta di pagamento delle imposte. Tra Scillieri e gli altri arrestati (tutti ai domiciliari), Alberto Di Rubba (ex presidente della Lombardia film commission), Andrea Manzoni e Fabio Barbarossa (cognato di Scillieri), c'era, secondo il giudice per le indagini preliminari Guido Fanales che ne ha disposto l'arresto, un "accordo collusivo" provato e che era finalizzato a usare la scelta di quella che doveva essere la nuova sede della Lombardia film commission, ossia l'immobile di Cormano il cui acquisto a prezzo gonfiato è al centro dell'inchiesta, come pretesto per drenare le risorse pubbliche assegnate dalla Regione Lombardia, controllante della Film commission, allo stesso ente.

Nelle pagine dell'ordinanza di custodia cautelare si legge che Scillieri, Di Rubba e Manzoni, tutti commercialisti molto vicini alla Lega, temevano che la somma finale che si dovevano spartire dopo la compravendita venisse ridimensionata dalle tasse da versare al Fisco. Da qui, secondo le dichiarazioni del primo arrestato in questa vicenda, il presunto prestanome Luca Sostegni (bloccato e arrestato a luglio prima che fuggisse in Brasile), sarebbe derivata l'evasione fiscale: "La Paloschi (la società che era proprietaria dell'immobile di Cormano, ndr) è una società chiusa e non volevano dei soldi alla Paloschi per la paura che Equitalia prendesse i soldi".

È proprio la collaborazione di Sostegni che potrebbe rivelarsi determinante ai fini dell'inchiesta, che vedeva già indagati i commercialisti vicini al Carroccio ma ha registrato una svolta due giorni fa: il giudice Fanales ha accolto la richiesta di misure cautelari che era stata avanzata a luglio dalla procura, rilevando il rischio che i tre professionisti, alcuni dei quali beneficiano di incarichi di rilievo e che hanno dimostrato "una spiccata capacità organizzativa" attraverso "legami interpersonali particolarmente stretti e risalenti nel tempo" e con un "vincolo di solidarietà reciproca", possano commettere "delitti della stessa specie". Una circostanza che peraltro sembra avvalorata da un'altra conversazione di Scillieri intercettata, anche questa finita nell'ordinanza, in cui il commercialista diceva a Di Rubba, a proposito presumibilmente di altre operazioni simili a quella di Cormano: "Ne faremo altre mille… la prossima volta andrà bene, invece di 50 ne prendi 70″.

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