Ucciso per aver provato a rubare Gratta e vinci, i giudici: “Resta l’aggravante della crudeltà per zio e nipote”

Si è svolta questa mattina, lunedì 30 giugno, la prima udienza del processo a carico di Shu Zou e Liu Chongbing, accusati dell'omicidio volontario con l'aggravante "dell'aver agito con sevizie e crudeltà" di Eros Di Ronza. Lo scorso 17 ottobre il 37enne, insieme a un complice, aveva tentato di rubare alcuni Gratta e vinci da un bar di viale Da Cermenate a Milano. Il 31enne e suo zio 50enne, però, lo avevano bloccato e ucciso con 44 colpi di forbice. I giudici hanno confermato le aggravanti contestate dalla Procura e accolto come parti civili la moglie e i tre figli della vittima, assistiti dall'avvocato Mirko Perlino, e il fratello del 37enne, assistito dall'avvocato Carlo Matarazzo. Il dibattimento inizierà il prossimo 22 ottobre, quando in aula verranno sentiti i primi testimoni dell'accusa.
Di Ronza era stato sorpreso nelle prime ore del 17 ottobre 2024 all'interno di un bar di viale Da Cermenate, in zona Stadera, mentre era impegnato a portare via alcuni Gratta e vinci. Secondo l'accusa il 31enne Shu Zou, nipote della donna titolare dell'attività, avrebbe colpito "con due o tre fendenti" il 37enne "mentre, strisciando all'indietro, stava cercando di uscire dall'esercizio, sotto la saracinesca parzialmente forzata".
Dopo quella prima colluttazione, Di Ronza era riuscito ad alzarsi in piedi e a iniziare a scappare, "perdendo la refurtiva per strada". Il 37enne, però, sarebbe stato rincorso, bloccato a terra e colpito con la forbice "con numerosi e violenti fendenti" dallo stesso Zou e da suo zio 50enne Chongbing, marito della titolare del bar. L'autopsia aveva rilevato che Di Ronza era stato colpito "ripetutamente 44 volte con una forbice della lunghezza complessiva di 22 cm e lama di 11 cm" e le ferite mortali erano quelle inferte alla "vena giugulare esterna di sinistra", al cuore, ai polmoni e "al fegato".
Nella richiesta di rinvio a giudizio, la pm Maura Ripamonti aveva chiesto il rito immediato e il riconoscimento dell'aggravante della crudeltà. Entrambe erano state accolte dal gip e oggi, 30 giugno, confermate dai giudici che hanno respinto l'istanza degli avvocati Simone Ciro Giordano e Eugenio Rogliani. I due legali, che difendono i due imputati, avrebbero sostenuto che l'aggravante fosse "generica" e non descritta con precisione. I giudici hanno anche accolto tra le parti civili il fratello della vittima, oltre alla moglie e i tre figli.