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News sulla strage di Samarate

Uccise moglie e figlia, Alessandro Maja fa ricorso in Cassazione: “Un calvario continuo per la famiglia”

Alessandro Maja ha presentato ricorso in Cassazione. L’uomo, condannato all’ergastolo, è accusato di aver tentato di sterminare la sua famiglia a Samarate.
A cura di Matilde Peretto
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(foto di repertorio)
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Alessandro Maja, condannato all'ergastolo in primo e secondo grado di giudizio per l'omicidio della moglie e della figlia a Samarate nel maggio 2022, ha depositato il ricorso in Cassazione. L'uomo è già stato condannato al fine pena mai, ma ha deciso di provare un'altra volta con il terzo grado di giudizio. Il suo obiettivo è dimostrare la sua incapacità di intendere e di volere al momento del fatto. Un omicidio tremendo che Maja ha confessato immediatamente.

La strage di Samarate

Nella notte tra il 3 e il 4 maggio 2022 Alessandro Maja, padre di famiglia 60enne, ha ucciso a colpi di martello la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia di 16 anni mentre stavano dormendo. Ha tentato di uccidere anche il primogenito Nicolò, che all'epoca dei fatti aveva 23 anni. Lo ha lasciato in fin di vita, ma il ragazzo, dopo mesi di coma indotto e dopo un importante intervento chirurgico alla testa, è sopravvissuto.

Dopo aver tentato di sterminare la sua famiglia, Maja era uscito fuori casa sporco di sangue e aveva confessato informalmente: "Li ho uccisi tutti". Le motivazioni del massacro non sono mai state spiegate e l'uomo è sempre stato considerato capace di intendere e di volere. Durante il processo, era stata concessa la perizia psichiatrica depositata dallo psichiatra Marco Lagazza. Il risultato: Maja era sano di mente mentre tentava di sterminare la sua famiglia.

La vicenda giudiziaria

Il processo per la strage di Samarate (comune in provincia di Varese) è iniziato nel gennaio 2023 con l'accusa di omicidio volontario aggravato e tentato omicidio. In primo grado era stato condannato all'ergastolo ed era stato stabilito che Alessandro Maja era pienamente capace di intendere e di volere. La Corte d'Assise aveva, poi, confermato la condanna con l‘aggiunta di un anno e mezzo di isolamento diurno per l'imputato.

Ora, si procede con il terzo grado di giudizio con un altro ricorso da parte della difesa di Maja, ancora una volta per cercare di chiedere una nuova perizia psichiatrica in modo da provare la sua incapacità di intendere e volere. L'avvocato di parte civile per la famiglia Pivetta: "Continua a firmare ricorsi, a noi sembra capacissimo di intendere e di volere. I miei assistiti non commentano, ma non capiscono. Intendiamoci, Maja sta esercitando un suo diritto e nessuno vuole negarglielo, ma per i miei assistiti, in particolare per Nicolò, è un continuo calvario".

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