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“Minaccia di morte la madre e la sorella”: 3 anni e 8 mesi per maltrattamenti all’assassino di Sharon Verzeni

Il tribunale di Bergamo ha condannato Moussa Sangare – accusato dell’omicidio di Sharon Verzeni, uccisa a coltellate mentre faceva jogging a Terno d’Isola (Bergamo) – a 3 anni e 8 mesi per maltrattamenti nei confronti della madre e della sorella. Secondo quanto emerso, il 31enne le avrebbe minacciate di morte con un coltello.
A cura di Giulia Ghirardi
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Moussa Sangare scortato verso il Tribunale per la prima udienza per l’omicidio di Sharon Verzeni (foto da LaPresse)
Moussa Sangare scortato verso il Tribunale per la prima udienza per l’omicidio di Sharon Verzeni (foto da LaPresse)

Moussa Sangare, accusato dell'omicidio di Sharon Verzeni, uccisa a coltellate mentre faceva jogging a Terno d'Isola (Bergamo) nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024, è stato condannato in abbreviato a 3 anni e 8 mesi per maltrattamenti nei confronti della madre e la sorella dal tribunale di Bergamo.

A denunciare il 31enne è stata la sorella che aveva raccontato agli inquirenti che, oltre a essere stata colpita con diversi oggetti e aggredita fisicamente, Sangare l'avrebbe anche minacciata di morte con un coltello. È a quel punto, a maggio 2024, due mesi prima dell'omicidio di Sharon Verzeni, che la Procura ha disposto l'allontanamento dell'uomo dalla casa a Suisio (Bergamo), dove abitava insieme alla famiglia.

Nel corso del procedimento per maltrattamenti, il 31enne è stato sottoposto a una perizia psichiatrica che ha rivelato disturbi della personalità e tossicodipendenza. Nonostante questo, gli esperti hanno ritenuto che, al momento dei fatti, Sangare fosse in grado di intendere e di volere e, contestualmente, di sostenere il processo. Oggi, a più di un anno di distanza il gup ha condannato il 31enne in abbreviato a 3 anni e 8 mesi. Di fronte alla sentenza del giudice, l'avvocato difensore Giacomo Maj ha dichiarato di star valutando se presentare appello.

L'omicidio di Sharon Verzeni a Terno d'Isola

Stando a quanto ricostruito dalle indagini, Verzeni era uscita di casa poco dopo la mezzanotte per fare jogging quando all'improvviso sarebbe stata colta di sorpresa da Sangare, uscito in bicicletta in cerca di qualcuno da uccidere, che l'avrebbe colpita con 3 coltellate. La 34enne fece appena in tempo a chiamare il 112 prima di morire sul marciapiede. Il 30enne è poi stato arrestato un mese più tardi, tra il 29 e il 30 agosto, nella sua abitazione a Suisio, in provincia di Bergamo.

Una volta arrestato, Sangare aveva inizialmente reso alcune "spontanee dichiarazioni" che erano culminate con la confessione dell'omicidio durante l'interrogatorio. Tali confessioni erano poi state ritrattate nel corso dell'udienza che si è tenuta lo scorso 18 marzo nel corso della quale il 31enne ha ribadito la sua innocenza: "Non sono stato io a uccidere Sharon Verzeni, non c'è nessuna prova contro di me".

Al momento, la prossima udienza del procedimento è fissata per il 22 settembre. Nel mentre, è stata chiesta una perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e di volere dell’imputato al momento del delitto così come la sua capacità di sostenere il processo.

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