Antonia Nunzia Mancini uccide a coltellate il compagno malato a Milano: “Abbiamo smesso di soffrire”

Un gesto estremo di pietà per lei e per l'uomo che le stava a fianco da oltre 40 anni. Così Antonia Nunzia Mancini, 64 anni, ha spiegato perché, nella notte tra il 14 e il 15 agosto, ha deciso di uccidere prima a coltellate e poi soffocandolo con un cuscino il compagno 73enne Vincenzo Ferrigno, da tempo ormai costretto a letto nell'appartamento che condividevano a Milano in via Pomposa, quartiere Corvetto.
"Non ce la facevo più a prendermi cura di lui", ha spiegato la donna, che assisteva il compagno da sola dopo l'ictus che l'aveva colpito tre anni prima, agli agenti intervenuti dopo la sua chiamata al 112 e durante l'interrogatorio in Questura. "Abbiamo tutti e due smesso di soffrire". Una versione dei fatti che, però, non ha ribadito durante l'udienza di convalida al carcere di San Vittore in cui la gip di Milano Cristian Mariani ha confermato l'arresto e disposto la custodia cautelare in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato dal vincolo della convivenza e dalla minorata difesa in cui ormai versava il compagno.
Nel frattempo proseguono comunque le indagini dei poliziotti dell'Ufficio prevenzione generale della Questura. Il coltello da cucina e le forbici usate per aggredire il marito, poi soffocato con un cuscino, sono state ritrovate pulite nell'appartamento al secondo piano del palazzo Aler di via Pomposa, a due passi da piazzale Gabrio Rosa. Mentre in occasione dell'interrogatorio tenutosi in Questura con la la pm Maria Cristina Ria, Antonia Nunzia Mancini avrebbe spiegato di avere sofferto in passato di problemi psichici e di essere stata in cura in un Cps. Nell'ultimo periodo inoltre, secondo quanto emerso da fonti investigative, la donna aveva persino interrotto l'assunzione dei suoi psicofarmaci.