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Turisti indiani diretti in Bolivia fermati all’aeroporto di Malpensa: “Trattati come terroristi senza motivo”

Undici turisti indiani sono stati fermati all’aeroporto di Malpensa. Il gruppo era diretto in Bolivia e avrebbe dovuto fare scalo a San Paolo in Brasile. Secondo l’agenzia che ha organizzato il viaggio, a chiedere il fermo sono state le autorità brasiliane.
A cura di Enrico Spaccini
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Undici cittadini indiani sono stati fermati dalla polizia di frontiera all'aeroporto di Malpensa. Il gruppo di turisti era partito dall'aeroporto di Almaty, in Kazakistan, ed era diretto a La Paz, in Bolivia. Il percorso prevede due scali: uno a Malpensa e uno a San Paolo, in Brasile. Secondo quanto riferito a Fanpage.it dall'agenzia di viaggi JMD Tourism, sarebbe stato proprio l'aeroporto brasiliano a chiedere di fermare gli 11 turisti attraverso una email negando loro il diritto di transito: "Questi passeggeri vengono trattati come criminali o terroristi senza una ragione apparente", ha commentato.

Stando a quanto stabilito dalle regole di viaggi internazionali, ai cittadini indiani non è richiesto il visto per viaggiare in Bolivia. All'arrivo, infatti, possono usufruire del visto e non hanno bisogno nemmeno di un visto di transito separato per l'Italia o il Brasile. Secondo quanto raccontato dal capogruppo del viaggi, il Brasile non vorrebbe il transito di cittadini indiani nel proprio territorio per il timore che possano fermarsi e chiedere asilo per motivi economici.

Inoltre, il capogruppo ha riferito che le forze dell'ordine in aeroporto gli avrebbero tolto i cellulari. Quando un Paese decide negare il diritto di transito, la procedura prevede che l'aeroporto comunichi con i clienti dicendo loro che saranno espulsi nel caso in cui questi non abbiano i soldi per acquistare i biglietti di ritorno, oppure gli verrà data loro la possibilità di acquistare i biglietti per un'altra destinazione.

L'agenzia di viaggi JMD Tourism alla quale il gruppo si era rivolto ha riferito che mai prima d'ora era accaduto che l'accesso alle comunicazioni venisse interrotto e i passaporti sequestrati. Il gruppo, comunque, è finanziariamente in grado di acquistare autonomamente un biglietto di ritorno per Almaty, perciò non sussisterebbe la necessità di un'espulsione di cui rimarrebbe traccia.

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