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Stuprata per anni durante le messe nere e segregata in una botola: 40enne denuncia i genitori

Appena maggiorenne avrebbe iniziato a subire stupri di gruppo da parte di una setta satanica e a vivere rinchiusa in una botola. Una donna, oggi 40enne, ha denunciato i genitori affidatari.
A cura di Fabio Pellaco
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Era finita in una spirale di violenza e soprusi da cui non riusciva più a sfuggire: segregata in una botola e stuprata ripetutamente da uomini che partecipavano a riti satanici. A raccontare la sua terribile esperienza è stata una donna di 40 anni che ha avuto il coraggio di denunciare i suoi genitori affidatari.

Le violenze sarebbero iniziate dai 18 anni

I fatti sarebbero avvenuti in un piccolo centro della Lombardia una decina di anni fa quando la donna si è trasferita definitivamente in un'altra regione. Per anni ha tentato di denunciare le angherie subite, ma la maggior parte delle denunce presentate erano cadute nel vuoto perché i suoi racconti non sono stati ritenuti credibili.

A ridurla in schiavitù sarebbero stati i genitori affidatari che l'avevano accolta nella loro casa, 23 anni fa, quando era ancora ragazza. Una volta compiuta la maggiore età sarebbero iniziate le violenze. Al pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Stefano Ammendola, che ha considerato attendibile la sua ricostruzione dei fatti, la donna ha raccontato di essere stata stuprata da gruppi di uomini durante messe nere alle quali partecipavano incappucciati con indosso tuniche bianche.

Le sevizie sarebbero avvenute nel seminterrato della villetta dove vivevano i genitori, illuminato da fiaccole e con un crocefisso capovolto appeso al muro. L'unica persona a volto scoperto sarebbe stata il patrigno che per molti anni l'avrebbe tenuta segregata in una botola insonorizzata per evitare che le sue grida potessero attirare l'attenzione.

La donna sarebbe anche rimasta incinta proprio dell'uomo che la ospitava, ma la nascita del bambino non avrebbe messo fine alle violenze. Secondo il racconto reso dalla donna, lei avrebbe provato anche a scappare, ma sarebbe stata rintracciata in un'altra regione dalla coppia che, dopo averla narcotizzata, l'avrebbe riportata nella villetta.

La coppia non potrà più avvicinarsi alla donna

Prima dell'estate, il pubblico ministero, dopo aver condotto una serie di accertamenti, ha chiesto una misura cautelare per la coppia, che negli anni ha ottenuto in affido anche altri ragazzi. Nella giornata di ieri, giovedì 6 ottobre, i due sono stati ascoltati dal giudice per le indagini preliminari e hanno respinto ogni addebito.

Nell'interrogatorio il marito si è difeso ricordando che tutte le denunce presentate a suo carico si sono risolte con l'assoluzione: "Solo una volta sono stato rinviato a giudizio. È accaduto a Siena. In primo grado sono stato assolto, la Corte d'Appello di Firenze mi ha condannato a due anni, la Cassazione ha annullato la sentenza con rinvio".

"La ragazza non ci era stata affidata dal Tribunale dei minori, era semplicemente nostra ospite. Noi accogliamo persone in situazioni di disagio, nel suo caso non c'era alcun provvedimento di affido. Ho avuto un figlio da lei, che non vedo da dieci anni. Da quel momento è cominciata la serie di denunce", ha detto l'uomo davanti al giudice.

Secondo il gip il racconto della vittima, suffragato dalle perizie effettuate dagli inquirenti, è attendibile. Ha quindi disposto per i due genitori l'obbligo di dimora e il divieto di avvicinarsi alla donna grazie all'utilizzo del braccialetto elettronico.

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