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Assolto dopo anni dall’accusa di aver stuprato e ucciso Lidia Macchi: risarcito con 303mila euro

Per Stefano Binda, dopo l’assoluzione in via definitiva dalla Cassazione confermando la sua innocenza per l’omicidio di Lidia Macchi, arriva anche un risarcimento per ingiusta detenzione di oltre 300mila euro.
A cura di Giorgia Venturini
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Non ha ancora un nome l'assassino della studentessa Lidia Macchi, stuprata e uccisa il 5 gennaio del 1987 e trovata senza vita due giorni dopo in una zona boschiva vicino alla ferrovia di Cittiglio, in località Sass Pinin, in provincia di Varese. Sul bando degli imputati negli anni è finito solo l'amico Stefano Binda: per lui è arrivata l'assoluzione in via definitiva dalla Cassazione.

Binda per tre anni e mezzo in carcere da innocente

Dopo l'assoluzione Stefano Binda, tramite i suoi avvocati ha chiesto l'istanza di riparazione per ingiusta detenzione. La quinta Corte d'Appello di Milano all'imputato ha liquidato oltre 303mila euro. L'uomo è stato in carcere 3 anni e mezzo, tra il 2016 e il 2019, e lo scorso maggio, in aula, aveva chiesto un "indennizzo" di oltre 350mila euro. Poi è arrivata l'assoluzione in via definitiva.

La lettera di Binda dopo la morte dell'amica

Stefano Binda era finito nel mirino delle indagini perché gli fu attribuita la lettera anonima arrivata a casa della famiglia Macchi pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo di Lidia. La lettera non firmata era intitolata "In morte di un'amica" arrivata il giorno dei funerali della ragazza. All'interno c'erano riferimenti all'omicidio.

Per alcuni esperti non c'erano dubbi che si trattava della stessa calligrafia, ma davanti alle autorità giudiziarie Binda negò e questo fece aumentare ancora di più i sospetti tanto che si avviò un procedimento penale nei suoi confronti che si è concluso neanche un anno fa. La sentenza di primo grado il 24 aprile del 2018 lo aveva condannato all'ergastolo, in secondo grado i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano gli hanno però dato ragione. E lo fece anche la Cassazione confermando la sua innocenza.

Ancora senza nome l'omicida di Lidia Macchi

Assolto l'unico imputato, ora ci si chiede chi ha stuprato e ucciso la ragazza. "Oggi alcuni testimoni sono morti – ha precisato l'avvocato Daniele Pizzi – alcuni reperti non sono stati più trovati. Alcune tracce contenente dna ora non sono più riutilizzabili. Come arrivare alla verità? Qualcuno deve parlare". Chi sa deve parlare: nessun indizio a distanza di anni potrà fornire prove schiaccianti sull'omicida di Lidia.

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