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Trascorre 5 mesi in carcere e altri 2 ai domiciliari da innocente: imprenditore risarcito per 60mila euro

Erminio Diodato sarà risarcito per 60mila euro. L’imprenditore di Varese ha trascorso 5 mesi in carcere 2 altri 2 ai domiciliari perché accusato di detenzione di droga ai fini di spaccio, ma già dopo 10 giorni dall’arresto avrebbe dovuto essere liberato.
A cura di Enrico Spaccini
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Sarà risarcito per 60mila euro Erminio Diodato, l'imprenditore di Vergiate (in provincia di Varese) finito in carcere il 24 luglio 2020 con l'accusa di essere un narcotrafficante, poi liberato sette mesi dopo e assolto definitivamente nel giugno del 2021. La polizia aveva trovato, in seguito a una telefonata anonima, quasi tre chili di cocaina in un deposito della società di cui era titolare. Nonostante la confessione dell'altro indagato, un 43enne, la Procura riteneva che il 62enne fosse in qualche modo coinvolto in un giro di traffico di stupefacenti. "Già dopo i primi 10 giorni dall'arresto c'erano elementi tali da far cadere la custodia cautelare in carcere", ha affermato l'avvocato Daniele Galati che ha seguito le vicende di Diodato che per quella storia ha trascorso 5 mesi in carcere più altri 2 agli arresti domiciliari da innocente.

Le accuse contro Diodato

I poliziotti avevano trovato in un magazzino riconducibile all'azienda di Diodato più di due chili di cocaina, una pressa e una Beretta 7,65 con 22 proiettili. Secondo gli investigatori, l'imprenditore usava quel capannone come laboratorio per raffinare la cocaina insieme a un 43enne di origine albanese chiamato da tutti "Beppe". Questo secondo imputato aveva subito confessato nell'estate del 2020 e scagionato Diodato, che rimase comunque in carcere. L'arresto è avvenuto il 24 luglio e già l'8 agosto non c'erano dubbi sull'estraneità dell'imprenditore.

Tuttavia, rimase in carcere per 145 giorni e passò altri due mesi agli arresti domiciliari. Solo a giugno 2021 il gup di Busto Arsizio lo assolse con formula piena, mentre Beppe patteggiò una pena di 3 anni. Nel frattempo, però, Diodato dovette chiudere la sua attività e trascorrere diverso tempo in carcere, esperienza che non si sarebbe mai immaginato di vivere tanto più che per 12 anni aveva prestato servizio nei carabinieri.

"Abbastanza per ricominciare"

Assistito dall'avvocato Daniele Galati, a marzo dell'anno scorso Diodato ha presentato richiesta per ottenere un risarcimento da parte dlelo Stato per ingiusta detenzione. La somma chiesta dal legale era pari a mezzo milione di euro, ma la Corte d'Appello di Milano lo scorso mercoledì 17 aprile ha stabilito che la cifra dovuta al 62enne è di 60mila euro.

"Almeno è abbastanza per ricominciare", ha commentato Galati che non esclude un ricorso per ottenere una cifra più sostanziosa, "visto che il mio assistito ci ha rimesso un'attività da 240mila euro all'anno". Ancora incredulo, invece, Diodato: "Ho perso tutto ciò per cui ho lavorato una vita", ha detto l'imprenditore, "quella mattina non ho nemmeno voluto contattare l'avvocato, sapevo di non aver fatto nulla di male. È stato tutto doloroso e surreale, come se parlassero di un'altra persona".

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