Patrizia Coluzzi condannata per aver soffocato la figlia di 4 anni, il marito: “L’ha uccisa per vendicarsi”

Con la sentenza della Corte di Cassazione si chiude il processo a Patrizia Coluzzi, la donna di 45 anni che nel 2021 uccise la figlia di 4 anni soffocandola con un cuscino nel suo appartamento di Cisliano (Milano). La Suprema corte ha confermato la condanna decisa dalla Corte di Assise di appello di Milano: 12 anni di reclusione e cinque anni in una struttura psichiatrica.
Coluzzi e il marito, William Anzaghi, si erano conosciuti nel 2017 nel bar che lui aveva aperto in zona Pagano, a Milano. Nel 2019 la coppia aveva avuto una bambina e si era sposata, ma poco dopo tra i due erano nati le prime dicussioni, accentuate da una crisi post partum di lei. Anzaghi aveva quindi deciso di tornare a vivere dai suoi e lei aveva cercato di farlo tornare minacciandolo di non fagli vedere più la figlia. Era iniziato così un lungo calvario: la donna aveva cominciato a tenere la bambina lontano da lui e postava online foto di presunte ferite da taglio e lividi, raccontando ad amici e clienti del bar che Anzaghi era violento con lei e con la bambina.
Coluzzi fece partire diverse denunce e si rivolse a centri antiviolenza, arrivando anche a installare un gps sull'auto dell'uomo per pedinarlo. Lui a quel punto decise di denunciare la donna per diffamazione e sottrazione di minore, ma nulla accadde. Anzaghi presentò anche istanza di separazione, ma tutto degenerò il giorno successivo, nella la notte tra il 7 e l'8 marzo 2021.
"Al pomeriggio lei mi chiama per dirmi di vederci con la bimba a casa sua – racconta Anzaghi al giornale Il Corriere della Sera – ma già altre volte me l’aveva promesso e poi trovavo lei da sola. Proposi di andare a mangiare fuori. Ma lei niente, insisteva di andare a casa. Dissi di no, seguivo il consiglio del mio avvocato: mai incontrarla da sola, magari si dava un pugno e poi mi incolpava".
Quella sera la donna, tra i tanti messaggi e le telefonate notturne fatte al marito, uccise la bambina di 4 anni soffocandola con un cuscino. Poi chiamò Anzaghi e gli disse al telefono: "Tua figlia non esiste più. Caro marito, adesso vai pure a denunciarmi" e ancora "Ora sei libero, puoi finalmente dedicarti alle tue cose". Arrivati sul posto dell'omicidio, i carabinieri avevano trovato la bambina morta nel letto, mentre la madre si era procurata dei tagli. La donna aveva appeso per casa post it e fogliettini scritti a mano: "Scusa piccola ma non potevo permettere che restassi nelle sue mani da sola" e poi uno rivolto al marito: "Affonda la lama. Ormai non ci farai più del male".
"Aveva usato le denunce per riavvicinarsi, con un ricatto – ha detto Anzaghi – ma capito che non avrei ceduto, e cadute le denunce, ha fatto una scelta estrema. Voleva vendicarsi, facendomi più male possibile. So che nel 99% delle volte sono gli uomini a comportarsi male, ma questa volta ero io la vittima, se mi avessero ascoltato di più, le forze dell’ordine, gli assistenti sociali, se fossero intervenuti, forse mia figlia sarebbe ancora viva".