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Settecento richiedenti asilo in fila davanti alla Questura, la polizia lancia i lacrimogeni

Erano più di 700 i richiedenti asilo che si erano messi in fila davanti agli uffici Immigrazione di via Cagni. Per calmare la folla, la polizia ha lanciato dei lacrimogeni. Per gli attivisti No ai Cpr, è conseguenza del “tappo” messo dalla Questura che li costringe ad andare là ogni lunedì nella speranza di poter essere ricevuti.
A cura di Enrico Spaccini
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Foto da Associazione Naga - Milano (Facebook)
Foto da Associazione Naga – Milano (Facebook)

"Era inevitabile", dicono gli attivisti, "è una situazione insostenibile", commenta il sindacato della polizia. Anche questa mattina, lunedì 23 gennaio, centinaia di persone richiedenti asilo politico si sono ritrovate davanti alla caserma Annarumma di via Cagni, a Milano. Uomini, donne, bambini e anziani costretti ad aspettare per ore, in alcuni casi anche per giorni, al freddo nella speranza di poter essere ricevuti. "Sono mesi che la situazione è sempre più drammatica", commentano dal movimento ‘Mai più lager – No ai Cpr', raccontando di episodi in cui la polizia è arrivata a usare i manganelli per poter gestire la calca: "Ora è stato il turno addirittura dei lacrimogeni".

Gli scontri davanti gli uffici di via Cagni

La nota pubblicata dalla Questura di Milano parla di almeno 700 persone che questa mattina si erano radunate in via Cagni. Là, ormai da più di un anno, sono stati dislocati alcuni sportelli dell'ufficio Immigrazione. Alcuni richiedenti asilo, addirittura, si sono piazzati davanti alle porte già dallo scorso venerdì, nella speranza di poter ottenere un appuntamento il prima possibile.

Verso le 6 di stamattina, continua ancora la Questura, "un gruppo consistente, composto prevalentemente da cittadini egiziani, con l’intento di guadagnare le prime posizioni nella fila, si è mosso in maniera repentina e compatta in direzione della porta di accesso". A quel punto sono intervenute le forze di polizia che, "al fine di evitare contatti diretti che avrebbero potuto compromettere la sicurezza anche di soggetti estranei a questa azione proditoria, ha dovuto far ricorso al lancio di lacrimogeni a mano".

No ai Cpr: "Li costringono a mettersi in fila per giorni per ottenere un diritto"

Una soluzione che ha permesso nel breve tempo di ristabilire l'ordine, ma che ha portato alla luce ancora una volta i numerosi problemi che affliggono la gestione di queste pratiche. Gli attivisti ‘No ai Cpr‘ parlano di un "tappo" creato dalla Questura di Milano "disponendo che si debba fare la fila ogni lunedì mattina".

In questo modo, continua il movimento, "solo 120 persone possano ricevere appunti scaglionati durante la settimana" contro le centinaia che ogni settimana si presentano in via Cagni. "Li chiamano ‘facinorosi'", scrivono gli attivisti su Instagram, "coloro che costringono a mettersi in fila per giorni e per notti per pregare di ottenere sacrosanti diritti come quello di asilo".

Sap: "Gli unici che si fanno carico dell'accoglienza sono gli uomini e le donne della polizia"

Critico verso le scelte della Questura è anche il sindacato autonomo polizia (Sap). Nella nota pubblicata a poche ore dal lancio di lacrimogeni, si parla esplicitamente di "centinaia di extracomunitari richiedenti asilo politico costretti a bivaccare per giorni per essere ricevuti dagli operatori dell'ufficio immigrazione".

In questo caso, però, l'attenzione è rivolta verso quegli agenti che sono chiamati a "contenere una folla in tumulto che, esasperata dalle temperature rigide della notte e dall'attesa estenuante, hanno aggredito fisicamente gli operatori in servizio". Il Sap fa sapere che a fronte di 700 persone in difficoltà, davanti agli uffici di via Cagni c'erano solo 20 uomini in divisa: "Se è vero che l'accoglienza è prioritaria per l'agenda politica del Paese, è altrettanto vero che gli unici che concretamente se ne fanno carico sono gli uomini e le donne della polizia".

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