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Richiesta l’applicazione del codice antimafia per un 20enne di Ultima Generazione

La Questura di Pavia chiede l’applicazione del cosiddetto codice antimafia nei confronti di Simone Ficicchia: la decisione il 10 gennaio. È il primo caso in Italia in cui vengono richieste chiede misure di sorveglianza severissime nei confronti di un attivista ambientalista.
A cura di Francesca Del Boca
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È il primo caso in Italia in cui una questura chiede misure di sorveglianza severissime nei confronti di un attivista ambientalista. Succede a Pavia, dove è stata richiesta l’applicazione del cosiddetto codice antimafia nei confronti di un giovane attivista di Ultima Generazione: si chiama Simone Ficicchia e ha 20 anni. Il ragazzo di Voghera (Pavia) negli ultimi mesi ha partecipato a molte azioni organizzate da Ultima Generazione, una campagna di disobbedienza civile non violenta che porta avanti le istanze dei giovanissimi ambientalisti.

Cosa prevede il codice antimafia richiesto per il giovane attivista di Voghera (Pavia)

Ma cosa prevede il codice antimafia, solitamente applicato nei casi di contrasto alla criminalità organizzata, richiesto per il ragazzino di Voghera? Misure di sorveglianza molto restrittive: tra queste, l’obbligo di dimora (cioè il divieto di spostarsi dal comune in cui si abita) e forme di controllo costanti da parte delle forze dell’ordine (come l’obbligo di presentarsi periodicamente in caserma). La decisione il 10 gennaio, quando un giudice del Tribunale di Milano sarà chiamato a decidere se accogliere la richiesta di sorveglianza presentata dalla Questura di Pavia. Che descrive Simone Ficicchia come un "soggetto socialmente pericoloso", in quanto "denunciato e condannato più volte". In realtà l’attivista non ha mai ricevuto condanne: è stato solo trattenuto in Questura, al termine di ognuna delle sue azioni di protesta contro il cambiamento climatico.

Le azioni di Ultima Generazione

Simone Ficicchia, tra le altre, è stato uno dei promotori dell'azione dimostrativa contro il Teatro alla Scala di Milano, nel giorno della Prima. Una delle plateali proteste dei giovanissimi attivisti, che nel corso dei mesi hanno bloccato il traforo del Monte Bianco e il traffico sul Grande Raccordo Anulare di Roma, lanciato chili di farina contro le opere di Andy Warhol a Milano e colla sul vetro della Venere di Botticelli custodita dentro gli Uffizi di Firenze. Tutte al grido di slogan contro il cambiamento climatico, vere e proprie grida di allarme su una ineluttabile emergenza: "Dobbiamo muoverci. Basta gas e basta carbone, entro il 2025". E ancora: "No ai nuovi impianti di gas fossile".

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