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Rezzato, dipendenti pagati 2 euro l’ora per turni di 12 ore: autolavaggio chiuso per sfruttamento

Un autolavaggio di Rezzato, in provincia di Brescia, è stato chiuso e sequestrato dalla polizia locale. I dipendenti dell’attività, assunti formalmente solo per poche ore a settimana, lavoravano in realtà 12 ore al giorno e venivano pagati due euro l’ora. Il titolare dell’autolavaggio è stato denunciato per sfruttamento del lavoro.
A cura di Francesco Loiacono
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(Immagine di repertorio)
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Una paga di due euro l'ora, per giornate lavorative che duravano 12 ore. Queste le condizioni di lavoro a cui tre persone, dipendenti di un autolavaggio di Rezzato, in provincia di Brescia, erano costrette a sottostare. A scoprirlo sono stati gli agenti della polizia locale che, lo scorso lunedì, hanno effettuato un controllo nell'autolavaggio in questione, che si trova in via Mazzini. Dagli accertamenti è emerso che il titolare dell'attività commerciale, un cittadino pachistano di 40 anni, da circa un anno sottopagava i suoi tre dipendenti, formalmente assunti per poche ore alla settimana ma che in realtà lavoravano 12 ore al giorno.

I lavoratori sfruttati sono tre connazionali del 40enne, richiedenti asilo. L'uomo approfittava del loro status precario, pagandoli una miseria. Dopo la scoperta del brutto episodio di sfruttamento del lavoro da parte della polizia locale l'autolavaggio è stato chiuso e posto sotto sequestro. Sarà la magistratura a decidere se riaprirlo, per consentire così all'attività di andare avanti, con condizioni lavorative finalmente dignitose per i dipendenti. Nel frattempo il titolare dell'autolavaggio è stato denunciato con l'accusa di sfruttamento del lavoro.

Sfruttamento del lavoro: il recente caso della startup Straberry

La vicenda di Rezzato ricorda quanto avvenuto recentemente a Cassina de' Pecchi, nel Milanese. La startup Straberry, specializzata nella coltivazione e vendita di fragole e frutti di bosco, è stata sequestrata e poi posta in amministrazione giudiziaria. I braccianti impiegati nei campi venivano sfruttati e sottoposti a vessazioni e insulti: il fondatore dell'azienda, ex bocconiano di nobili origini Guglielmo Stagno d'Alcontres, è stato denunciato assieme ad altre sei persone per sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita: il caporalato alle porte di Milano.     

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