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Perchè Simba la Rue è stato arrestato di nuovo: cosa sappiamo sulla revoca degli arresti domiciliari

Il trapper Simba La Rue è tornato in carcere. La Corte d’Appello di Milano ha deciso di revocare gli arresti domiciliari. Ecco cosa sappiamo finora.
A cura di Ilaria Quattrone
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Il trapper Simba La Rue
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Il trapper Simba La Rue, all'anagrafe Mohamed Lamine Saida, è tornato in carcere. A stabilirlo è stata la Corte d'Appello di Milano che ha deciso di revocare gli arresti domiciliari. Per i giudici sarebbero state infrante le prescrizioni cautelari a cui era stato sottoposto dalla misura cautelare dell'obbligo di dimora.

Perché sono stati revocati gli arresti domiciliari

Le presunte violazioni sarebbero state due. La prima sarebbe avvenuta durante un controllo dei carabinieri nella casa in cui il 21enne stava scontando i domiciliari. I militari si sarebbero presentati nella sua abitazione. Ad aprire la porta sarebbe stato un fratello minore, che era appena rientrato in casa, che non è stato in grado di fornire informazioni su dove si trovasse il cantante.

I militari sarebbero andati via: stando a quanto apprende Fanpage.it da fonti vicine al trapper, sette minuti dopo avrebbero ricevuto una telefonata dallo stesso Simba La Rue, il quale spiegava che in quel momento era sotto la doccia.

La seconda sarebbe invece avvenuta a Rozzano (Milano): gli investigatori lo avrebbero collocato a fine marzo al kartodromo con alcuni amici. Gli inquirenti hanno contestato al trapper di aver causato un incidente. Per i giudici, quindi, avrebbe dimostrato "totale incapacità di autocontrollo". I militari si sono quindi presentati a casa del trapper: quando gli hanno notificato la misura, avrebbe iniziato a piangere.

Cosa succede ora a Simba La Rue

Il legale del giovane, Nicolò Vecchioni, presenterà ricorso contro la decisione della Corte d'Appello di Milano.

Saida si trovava ai domiciliari perché condannato in primo grado a sei anni e quattro mesi nel processo con al centro la sparatoria di luglio 2022 in via Tocqueville a Milano. È sempre stato condannato in primo grado a quattro anni di reclusione nel procedimento sulla faida tra trapper.

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