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Quasi 600mila euro di soldi pubblici sottratti da una società partecipata: tre indagati

La guardia di finanza di Olgiate Comasco nei giorni scorsi ha sequestrato beni e disponibilità finanziarie per un valore di oltre 550mila euro riconducibili a tre amministratori di una società partecipata di Mozzate, nel Comasco, che offre servizi alla persona. I tre sono indagati per peculato e falso in bilancio: dalle casse della società sarebbero stati distratti quasi 600mila euro di soldi pubblici.
A cura di Simona Buscaglia
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Immagine di repertorio
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Nei giorni scorsi la guardia di finanza di Olgiate Comasco ha sequestrato beni e disponibilità finanziarie per oltre 550mila euro nell'ambito di un'inchiesta per peculato e falso in bilancio. Il decreto di sequestro preventivo è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Como, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ed è arrivato dopo un’attività di polizia giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Como, che ha consentito di accertare e quantificare un’ingente emorragia di risorse finanziarie pubbliche, in particolare, da una società partecipata dai Comuni di Mozzate e Limido Comasco. Tale società, con sede a Mozzate, in provincia di Como, si occupa principalmente di offrire servizi alla persona come la gestione di asili nido, mense scolastiche e biblioteca. Per questi scopi riceve risorse finanziarie dagli enti locali, dalla Regione Lombardia e dai cittadini che usufruiscono di questi servizi.

Sottratti quasi 600mila euro di soldi pubblici dalla società

Secondo l’attività d’indagine, eseguita dai finanzieri con accertamenti contabili, bancari e numerose attività di perquisizione, la società negli anni oggetto d’indagine era, di fatto, gestita da un soggetto senza alcun titolo formale o carica amministrativa all’interno dell’azienda, in totale sostituzione dei diversi amministratori pro tempore nominati. L’uomo era in grado di gestire il personale, ogni vicenda direzionale d’azienda, oltre agli aspetti amministrativo-contabili e di gestione delle liquidità finanziarie, bancarie e di cassa. Proprio l’ampia disponibilità di denaro pubblico che gli era garantita ha permesso, negli anni, di sottrarre quasi 600mila euro dalle casse della società, talvolta tramite bonifici diretti sul proprio conto corrente, poi giustificati contabilmente da voci di costo fittizie, in altre occasioni addirittura mediante dirette sottrazioni di denaro contante nella cassa, prelevato con la finalità di essere depositato in banca, ma in realtà speso per far fronte ad interessi di carattere personale. Attualmente, oltre al gestore di fatto dell’azienda, risultano indagati per peculato i due amministratori legali pro tempore, in ragione delle somme sottratte e delle false comunicazioni sociali. Sono stati anche congelati alcuni beni tra cui due immobili di pregio, uno a Cantù (Como) e uno nella nota località sciistica di Champoluc, in Valle d'Aosta, il cui valore ammonta a 500mila euro.

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