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Proibisce alla moglie di andare a bere il caffè al bar: “È da poco di buono”

È finito l’incubo di una 43enne residente in provincia di Varese, che dopo anni di angherie ha trovato il coraggio di denunciare il marito: l’uomo, adesso, si trova a processo per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. “Non poteva andare in un locale pubblico, neanche a bere il caffè”. E ancora botte, minacce, rapporti forzati, interrogatori continui.
A cura di Francesca Del Boca
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"Una vita di privazioni", secondo il racconto di un'amica della donna. "Lei era sempre senza soldi, doveva chiedere tutto. E lui le controllava gli spostamenti con il contachilometri della macchina, a inizio e fine giornata, decidendo dove poteva andare. Di certo non al bar con le amiche, era da poco di buono". E ancora pedinamenti, interrogatori continui, persino telecamere installate in casa.

È finito l'incubo di una 43enne residente in un paese della Valceresio, provincia di Varese, una volta trovato il coraggio di denunciare il marito: dopo anni di continue angherie l’uomo, adesso, si trova a processo per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. La donna, invece, sarebbe tornata con i figli dai genitori. Lo riporta il quotidiano locale La Prealpina.

"Non poteva nemmeno andare al bar"

La relazione tra i due è nata anni fa nel paese d'origine d'entrambi, in provincia di Catanzaro, per poi proseguire anche dopo il trasferimento al Nord. Dove con il tempo arrivano anche la casa, i due bambini, la vita in un placido comune della provincia di Varese.

Ma qualcosa si incrina per sempre. E inizia per la 43enne un'esistenza fatta di violenza, fisica e psicologica. "Al bar con le altre mamme della scuola lei non poteva andare", sempre il racconto dell'amica testimone a La Prealpina. "Mi disse che se l’avessero vista in un locale pubblico, suo marito avrebbe pensato che le piace bere il caffè col piattino. Che significa, secondo lui, essere una poco di buono".

Ma non solo. "Lei era sempre senza soldi, doveva chiederli a lui per tutto. Decisi di aiutarla offrendole la possibilità di venire a fare le pulizie da me. Lei accettò, ma si raccomandò: Che non si sappia, altrimenti lui non mi dà più soldi e non mi fa uscire di casa".

Un contesto di sopraffazione e, allo stesso tempo, rassegnazione. "Lei, in questa situazione, si è sempre incolpata come se fosse sua responsabilità". Fino a questo momento.

Gli scoppi di rabbia e le botte

L'elenco delle persecuzioni è infinito, e conta anche spinte, calci, rapporti sessuali forzati ("La costringeva, e le sputava anche addosso"), minacce. Nonché frequentissimi scoppi di rabbia improvvisi: in aula è stato ascoltato anche l’ex sindaco del paese calabrese in cui viveva la coppia, che ha riferito di un episodio in cui il marito aveva dato in escandescenze in Municipio dopo aver saputo che la moglie aveva chiesto l’assistenza del Comune.

Prossima tappa del processo, ottobre 2023. L’uomo prenderà la parola durante una delle prossime udienze, negando davanti al giudice di aver commesso i fatti che gli vengono contestati.

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