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Pifferi bis, l’avvocato di una delle psicologhe: “Attività lecita, nemmeno contraddetta dai periti della Corte”

Durante l’udienza del processo Pifferi bis, i legali della difesa hanno chiesto l’assoluzione per le tre psicologhe che hanno scelto il rito abbreviato e il proscioglimento della quarta, l’unica ad aver scelto il rito ordinario. I legali concluderanno i propri interventi il prossimo 7 novembre.
A cura di Enrico Spaccini
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Alessia Pifferi con la sua legale Alessia Pontenani
Alessia Pifferi con la sua legale Alessia Pontenani
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Si è svolta questa mattina, lunedì 3 novembre, l'udienza del processo ‘Pifferi bis' celebrato con rito abbreviato davanti al gup del Tribunale di Milano Roberto Crepaldi. In aula i legali della difesa hanno chiesto l'assoluzione per le tre psicologhe del carcere di San Vittore che hanno scelto il rito abbreviato, imputate per falso e favoreggiamento in concorso con l'avvocata di Alessia Pifferi, Alessia Pontenani, e lo psichiatra e consulente della difesa Marco Garbarini, e il proscioglimento della quarta, l'unica ad aver scelto il rito ordinario.

Secondo l'accusa, gli imputati avrebbero ideato e messo in atto un presunto "piano" per aiutare Alessia Pifferi a evitare la pena massima "fingendo di essere affetta da un ritardo mentale grave". La 39enne era stata comunque condannata all'ergastolo in primo grado perché ritenuta colpevole dell'omicidio volontario aggravato della figlia di 18 mesi, abbandonata in casa per giorni nel luglio del 2022. "Si è messo in discussione la sua professionalità" per aver somministrato a Pifferi il test di Wais, il cui risultato è stato un QI pari a quello di una bambina, ha spiegato l'avvocato Mirko Mazzali, difensore di una delle tre psicologhe. "Questo non è reato", ha aggiunto, sottolineando che rientra nel perimetro di "una valutazione scientifica che non spetta ai giudici, ma a chi ha gli strumenti per farlo".

Nel proporre il proscioglimento, l'avvocato Angelo Leone, che difende la quarta psicologa, ha, infine, concluso che si è trattato di una "attività lecita, non contraddetta nemmeno dai periti della Corte d'Assise d'Appello", la quale dopodomani, mercoledì 5 novembre, dovrebbe emettere sentenza. "Se poi c'è stata una sottovalutazione del quoziente intellettivo – ha concluso – questo è stato un giudizio formulato sulla base di un test, poi condiviso con l'équipe di esperti del carcere". I legali concluderanno i propri interventi venerdì prossimo, il 7 novembre.

Il "piano" per aiutare Pifferi

Per il pm De Tommasi, i sei avrebbero messo in atto un "piano precostituito" che aveva l'obiettivo di far riconoscere una semi infermità mentale a Pifferi. L'accusa ha contestato "falsi colloqui" che si sarebbero tenuti nel carcere di San Vittore e che sarebbero stati inseriti nel "diario clinico" della 39enne e anche di aver falsificato il test di Wais. L'esame aveva dato come risultato un quoziente intellettivo molto basso cosa che, ha sostenuto il magistrato, avrebbe dovuto servire per farle riconoscere in sede di perizia un presunto ritardo cognitivo.

Durante le ultime udienze, le psicologhe dell'Azienda sanitaria Santi Paolo e Carlo imputate che prestavano servizio in carcere hanno reso dichiarazioni spontanee nelle quali hanno sostenuto di aver "operato in modo conforme ai protocolli" e di aver somministrato il test di Wais non a "fini peritali ma terapeutici". Nonostante questo, la perizia psichiatrica disposta dalla Corte d'Assise di Milano e affidata allo psichiatra Elvezio Pirfo aveva evidenziato in Pifferi una piena capacità di intendere e di volere, anche se caratterizzata da una sorta di "analfabetismo emotivo".

Le richieste della Procura e la sentenza

All'udienza del 10 ottobre, De Tommasi ha chiesto condanne a 4 anni di reclusione per Pontenani e una delle psicologhe sostenendo che, "oltrepassando i limiti di legge dei mandati loro conferiti, aiutavano la 38enne a eludere le investigazioni dell'autorità giudiziaria, istruendola, su quello che avrebbe dovuto dire". Per Garbarini la richiesta era di 3 anni e 6 mesi e 3 anni per le altre due psicologhe.

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