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Antonio Di Fazio, il manager arrestato per stupro

Perché l’ex moglie è l’unica vittima di Antonio Di Fazio che non ha avuto giustizia, nonostante 13 denunce

L’avvocato Maria Teresa Zampogna spiega a Fanpage.it perché l’ex moglie di Antonio Di Fazio è l’unica a non avere giustizia nonostante la sentenza di condanna per violenze nei confronti del marito.
A cura di Giorgia Venturini
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Il manager farmaceutico Antonio Da Fazio condannato a nove anni di reclusione
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Lunedì 5 giugno il manager farmaceutico Antonio Di Fazio è stata ridotta la pena in Appello a nove anni di reclusione: è stato ritenuto colpevole di 5 episodi di violenza sessuale con uso di benzodiazepine. Per lui le manette erano scattate nel maggio del 2021 per avere narcotizzato e violentato una studentessa 21enne attirata nel suo appartamento con la scusa di uno stage: la giovane aveva trovato il coraggio di denunciare le violenze e dopo di lei lo hanno fatto altre quattro ragazze, oltre la ex moglie.

È il 2021 quando l'ex moglie di Antonio Di Fazio, tramite il suo legale Maria Teresa Zampogna, chiese che venga riaperto il suo fascicolo: la donna aveva denunciato dal 2009 al 2016 tredici volte il marito per maltrattamenti in famiglia, stalking, violenza sessuale con narcotizzazione e tentato omicidio. I reati di cui è stata vittima erano stati tutti archiviati nel 2011 e nel 2017: la magistratura aveva confuso i fatti come discussioni tra coniugi, dal momento che anche l'uomo aveva presentato denunce contro la ex moglie.

Maria Teresa Zampogna, l'avvocato che assiste la ex moglie di Antonio Di Fazio
Maria Teresa Zampogna, l'avvocato che assiste la ex moglie di Antonio Di Fazio

Ora la giustizia italiana ha riconosciuto l'ex moglie vittima dell'uomo. Ma è troppo tardi: tutti i reati commessi da Di Fazio nei suoi confronti sono stati prescritti. Ma perché? Come è stato possibile che ci siano voluti così tanti anni per accontentarsi solo di una "giustizia morale"? A Fanpage.it ha spiegato tutto l'avvocata Maria Teresa Zampogna.

Cosa ha pensato dopo la sentenza in Appello? 

Che la mia assistita ha subìto un'ingiustizia: nel 2017 un pubblico ministero ha archiviato tutte le denunce senza mai ascoltarla e senza svolgere indagini. Ci sono persone nella magistratura responsabili del fatto che le è stata rovinata la vita, perché ora i reati sono caduti in prescrizione. Ma c'è di più: per colpa di quelle archiviazioni Di Fazio non è stato fermato e – dalle sentenze e dalle misure cautelari in atto – risulta che abbia usato violenza sulla studentessa della Bocconi e su altre ragazze. Qui ci sono delle colpe per aver lasciato in libertà questo uomo che ha rovinato la vita alla mia assistita, a suo figlio e ad altre ragazze.

La sua assistita è stata ascoltata solo dopo altre cinque violenze sessuali nei confronti di altre donne. Dopo la denuncia della studentessa è stato possibile riaprire il caso. Ha sperato di avere finalmente giustizia?

Lei era titubante, aveva paura a reimmergersi nuovamente in quell'incubo, ma poi si è convinta a riaprire il procedimento. Nei confronti di Di Fazio è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare per tutti i reati contestati a suo danno, tra cui il tentato omicidio. Il tentato omicidio aveva retto ad un’ordinanza di custodia cautelare poi però, durante il processo, il pubblico ministero ha cambiato idea ed ha chiesto e ottenuto la derubricazione da tentato omicidio in lesioni pluriaggravate. E le lesioni hanno un termine di prescrizione inferiore rispetto a quello del tentato omicidio. Questo ritengo sia stato il primo errore.

Per quanto riguarda il reato delle violenze sessuali il giudice di primo grado ha fatto un errore di calcolo: la violenza sessuale del 2010 era (come prevede la legge) prescritta, ma quella del 2012 il gip l'ha dichiarata erroneamente prescritta. La Procura, pur sollecitata, non ha impugnato. Ho impugnato io per i soli effetti civili. Restava il reato di maltrattamenti (assorbite le condotte di stalking). Ma adesso non è rimasto più nulla.

Perché allora tutto è andato in prescrizione?

La Corte d'Appello ha riconosciuto che la violenza sessuale del 2012 non era effettivamente prescritta (quindi il gip aveva sbagliato), ma ha riqualificato i maltrattamenti in stalking (reato meno grave ormai prescritto).

Decadendo i maltrattamenti non poteva restare in piedi solo la violenza sessuale del 2012 per tardività di querela (proposta due anni dopo), non essendo più connessa a nessun reato procedibile d’ufficio. Pertanto sia la madre che il figlio sono stati estromessi come parti civili e rimasti senza risarcimento danno.

Perché la sua assistita non denunciò subito?

Perché non aveva più fiducia nella giustizia italiana dopo l’archiviazione nel 2011 delle prime tre denunce per violenze e stalking del 2009, ma si rivolse ad un Centro Antiviolenza. Abbiamo prodotto il certificato. A me lo raccontò quando si rivolse al mio studio per il tentato omicidio del 2014 e quindi le abbiamo denunciate in seguito.

L'ex moglie di Antonio Di Fazio quindi non avrà nessuna giustizia?

La mia assistita ha subìto il così detto fenomeno della vittimizzazione secondaria processuale. Non ha avuto alcuna giustizia in Tribunale e non avrà alcun risarcimento: le resta una giustizia morale perché la sentenza del giudice per le indagini preliminari ha riconosciuto che aveva ragione.

La donna ha paura dell'ex marito?

Nella comunità in cui si trova non è sottoposto a nessun trattamento psicologico specifico per i sex offender (come previsto dalla Legge sul Codice Rosso) per prevenire possibili recidive: questo è un uomo che quando tornerà completamente in libertà potrà fare di nuovo del male alla mia assistita.

La mia assistita ha avuto la vita rovinata. Di Fazio, fino all'ultima udienza, ha sempre negato qualsiasi condotta nei confronti della ex moglie. E questo è un pericolo gravissimo per la recidiva, se colpevole. Il timore della ex moglie è che una volta libero possa farle di nuovo del male, dal momento che ha rancore nei suoi confronti perché lo ha denunciato e ha riaperto il caso. La mia assistita vivrà nella paura tutta la vita per colpa dello Stato.

Cosa pensa di fare ora dal momento che la sua assistita non avrà nessuna giustizia penale in Italia?

Sto pensando di ricorrere alla Corte europea per i diritti dell'uomo contro lo Stato, ma anche in questo caso i tempi possono essere lunghi. La Corte ha più volte condannato l'Italia per i ritardi con cui è intervenuta nei casi di violenza domestica, essendo le autorità italiane venute meno nell’adempiere al loro obbligo di effettiva protezione e tutela delle vittime.

In un caso recente è stata proprio condannata la passività con cui le autorità inquirenti hanno indagato sulle accuse di maltrattamenti presentate da una donna, abbandonata a sé stessa dallo Stato. Difatti, omettendo di intervenire tempestivamente sulle denunce si crea una situazione di immunità che favorisce il ripetersi di atti di violenza.

La mia assistita non è mai stata ascoltata prima del 2021. Un'altra soluzione è proprio quella di procedere con una causa civile contro lo Stato italiano per ottenere il risarcimento del danno.

Che sia chiaro: l’istituto della prescrizione è sacrosanto in una società civile, il problema è il tempo della giustizia e in questo caso ci sono delle colpe nella magistratura che dovrebbero essere accertate.

Come si spiega questa mancanza di indagini?

Sicuramente la superficialità di licenziare come "conflittualità di coppia" le violenze domestiche, anziché riconoscerle. A volte penso pure che ci possa essere stata una sorta di discriminazione quando la mia assistita si recava da sola nelle caserme perché è straniera, non riusciva ad esprimersi bene in italiano. Tanti anni fa purtroppo non c’era l’attenzione attuale per questa tipologia di reati.

Dall'altra parte c'era un imprenditore facoltoso, con "amicizie potenti", come lo stesso Di Fazio si vanta in alcune intercettazioni e addirittura davanti al pubblico ministero nel suo interrogatorio. Alcune vittime – in altre intercettazioni – dichiaravano di aver paura a denunciarlo proprio per queste "amicizie potenti" e perché era riuscito a far archiviare le denunce della moglie. Sarebbero doverosi e necessari degli accertamenti su quanto accaduto in passato.

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