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Opinioni
Omicidio di Giulia Tramontano, ultime notizie

Perché è difficile credere che Impagnatiello si sia fatto aiutare da qualcuno a occultare il cadavere di Giulia

Né i primi risultati scientifici, né l’analisi del profilo dell’assassino rendono credibili l’ipotesi che qualcuno possa aver aiutato Alessandro Impagnatiello a occultare il cadavere di Giulia Tramontano.
A cura di Anna Vagli
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La morte di Giulia Tramontano ci ha nuovamente ricordato che di genere si muore. Non si tratta dunque "solamente" di violenza. Ma di quella violenza esercitata contro le donne in quanto donne. Alessandro Impagnatiello ha sfruttato le debolezze e le vulnerabilità di due giovani ragazze con il solo e unico scopo di appagare il proprio ego ed il personale bisogno di nutrirsi della spasmodica ammirazione altrui. Perché l’unica persona al centro della sua vita è sempre stata sé stesso. Motivo per il quale neppure l’attesa di diventare padre è riuscita a placare la sua furia omicida.

Nella mattinata di ieri, martedì 6 giugno, a Senago si è svolto il sopralluogo nell'abitazione nella quale Impagnatiello ha ucciso la compagna ventinovenne. Oltre a recuperare la presunta arma del delitto, che il barman ha detto essere un coltello da cucina, la Sezione Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri (SIS)  ha repertato copiose tracce di sangue e profili di matrice genetica. Con lo scopo di sottoporle ad accertamenti tecnici irripetibili.

L’importanza del sopralluogo dei SIS sulla scena del crimine

Il nuovo sopralluogo da parte dei SIS, oltre ad essere stato finalizzato alla ricerca dell’arma del delitto, come detto, ha avuto come scopo quello di individuare e repertare ulteriori prove fisiche, quali tracce biologiche ed impronte digitali, utili sia a ricostruire la dinamica omicidiaria sia ad escludere presenza di eventuali complici.

Tuttavia, dati fondamentali arriveranno dall’analisi delle macchie di di sangue. Quest’ultima, svolta tramite una tecnica forense chiamata Bloodstain Pattern Analysis, consentirà di stabilire come è avvenuta la dinamica omicidiaria. In particolare, se Giulia ha opposto resistenza, le modalità con le quali è stata aggredita e se si è verificata una colluttazione.

E ancora se è stata colpita frontalmente o nella maniera più codarda. Di spalle.  Tale tipo di attività consentirà verosimilmente di sconfessare le plurime e farneticanti versioni fornite da Impagnatiello durante l’interrogatorio di garanzia.

Alessandro ha agito da solo?

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Come detto, il sopralluogo nella casa di Senago è stato verosimilmente finalizzato anche alla ricerca di elementi che possano eventualmente provare la presenza di complici. Vale a dire di persone che possano aver aiutato Alessandro nell’attività di occultamento del corpo di Giulia. Un’attività che ritengo poco concreta.

All’avviso di chi scrive, infatti, l’ex barman ha agito da solo ed il perché si spiega agevolmente scomodando la personalità dell’omicida. Che non avrebbe mai spartito un segreto del genere con altre persone, rivelando la sua vera identità.

A maggior ragione non lo avrebbe fatto con amici e familiari. Ciò perché un narcisista dipende fortemente dall'approvazione e dall'ammirazione degli altri. Di conseguenza, non può permettersi che il rifornimento di autostima venga meno. Non può farlo per ragioni di sopravvivenza emotiva.

Ancor più nello specifico, farsi aiutare in una fase come quella di occultamento del cadavere della compagna uccisa avrebbe minato il suo Io grandioso e scatenato sentimenti di inadeguatezza e rabbia. Inoltre, sebbene gli inquirenti non abbiano ancora escluso alcuna pista, neppure quella di un complice, i primi risultati scientifici confermerebbero la tesi per la quale Alessandro abbia fatto tutto da solo anche nella fase post omicidiaria.

È stata infatti riscontrata la verosimiglianza di quanto raccontato dallo stesso sul trascinamento del cadavere di Giulia lungo le scale di casa fino al garage. Così come sono stati rilevati i segni del tentativo di incendiare il cadavere e quelli del passaggio di quest'ultimo sia in garage che nella cantina dell’abitazione.

Nella stessa direzione si muovono anche le registrazioni delle telecamere di sorveglianza, che hanno ripreso solamente Alessandro mentre usciva di casa. Senza individuare nessun altro. Anche se, è d’obbligo precisarlo, le telecamere erano rivolte solo nella direzione della porta che dà accesso alla corsia dei box. In astratto, quindi, è possibile che qualcuno sia giunto in soccorso del trentenne attraverso l’accesso pedonale, che non è coperto da videosorveglianza.

L’istinto di sopravvivenza della collega di lavoro

Non c’è dubbio che il barman dell’Armani abbia impostato le relazioni cercando di sopraffare le due donne che erano innamorate di lui. Tuttavia, è verosimile credere che nelle ore successive alla presunta sparizione di Giulia, la giovane italo inglese si sia sentita intrappolata e senza via di fuga rispetto a quella situazione. Ma poi qualcosa a livello emozionale è successo.

La ventitreenne si è spaventata di fronte al comportamento morboso di Impagnatiello ed alla simultanea perdita dei contatti con la Tramontano. Così, ha deciso di non fare entrare l’uomo in casa. Giulia non c’era già più, ma lei non poteva saperlo. Questo si chiama istinto di sopravvivenza.

Un’emergenza senza fine

Per arginare queste continue croci rosa, e per far si che non ci siano altre Giulia a pagare con la vita, bisogna imparare a chiamare le cose con il loro nome. Alessandro Impagnatiello è un assassino. Ha confessato. Giulia e il suo bambino, dunque, sono vittime di femminicidio. Non di un omicidio.

Il femminicidio esiste ed è una patologia culturale. L’ennesimo maschio che tradisce, che umilia e che infine uccide. Giulia era incinta di Thiago. Ed Alessandro ne era il padre.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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