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Perché Alessia Pifferi oggi chiede una foto della figlia in cella se in casa non ne aveva neanche una

La richiesta di Alessia Pifferi di avere una foto di Diana da tenere in cella non ha niente a che vedere con la presa di coscienza di aver fatto morire sua figlia di stenti. Al contrario, è un modo consapevole per riacquisire credibilità materna.
A cura di Anna Vagli
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Alessia Pifferi ha espresso dal carcere la volontà sia di ricevere una fotografia di sua figlia Diana da tenere nella cella dove è detenuta e di essere informata sul cimitero nel quale è stata sepolta. Non è detto, però, che queste richieste siano da attribuire a una sua progressiva presa di coscienza rispetto a quanto commesso. Per comprendere le reali motivazioni di simili richieste è infatti necessario fare prima un passo indietro.

La richiesta di Alessia Pifferi in carcere

Chi la conosceva avrebbe sostenuto che Alessia in passato si attribuiva la qualifica di psicologa infantile. Quando, ovviamente, nei fatti non lo era. Sulla stessa falsariga si pongono le volontà espresse oggi dalla donna dal carcere.

Nello specifico, avanzare la richiesta di un ritratto della bambina da tenere con sé equivale ancora una volta alla volontà di attribuirsi un’etichetta sociale. Quest’ultima funzionale a soddisfare l’esigenza di recuperare terreno in termini di credibilità materna.

Alessia Pifferi ha adesso ben chiaro che cosa rischia: l’ergastolo. Non più solamente la gogna mediatica che ha continuato ad ignorare anche dopo la traduzione in carcere. Prima chiedendo ossessivamente del compagno e poi, secondo quanto dichiarato dalla sua compagna di cella, tentando di addebitargli la colpa.

Comunque, gli cambiava la veste, ma quell’uomo restava sempre al centro del suo universo. Continuando a dimostrare quali sono e quali fossero le sue priorità. Non certamente sua figlia Diana.

Alessia sta verosimilmente cercando di correggere il tiro. Niente a che vedere con la realizzazione della tragica fine della piccola. Questa ce l’ha ben chiara. Non è possibile che solamente adesso stia acquisendo coscienza della morte di sua figlia.

Del resto, le sue prime parole ai magistrati sarebbero state: “Sapevo che sarebbe potuto accadere”. Dunque, aveva lucidamente accettato il rischio che accadesse. E lo sappiamo per sua stessa ammissione.

Nessuna foto di Diana in casa

Una madre negligente, Alessia, che ha sempre deliberatamente trascurato la bambina perché non in grado di adempiere al ruolo materno. Una circostanza comprovata ancora una volta dalle sue stesse dichiarazioni. Aveva già lasciato da sola la piccola Diana in alcuni weekend di giugno. Circostanze che, con il senno di poi, hanno tutto il sapore delle prove generali di un tragico ed inevitabile destino.

Stando al racconto dei soccorritori nell’abitazione di Alessia Pifferi, oltre ad esserci pochissimi giochi, sulle pareti erano appese foto di bambini. Forse nipoti della donna. Ma non vi era alcuna foto di Diana.

Solo come sfondo del suo smartphone aveva un’immagine che ritraeva Alessia con in braccio la bambina. Accanto un uomo, forse il compagno. Chissà se ha espresso il desiderio di avere proprio quella foto. Una cosa appare incontrovertibile. L’aver abbandonato Diana in quelle condizioni ha fatto morire anche una parte di sé: quella di madre.

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