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Perché Alessia Pifferi, accusata di aver lasciato morire la figlia di stenti, può affrontare il processo

È stata rigettata la richiesta di perizia psichiatrica per Alessia Pifferi, la donna accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi. Per i giudici può affrontare il processo.
A cura di Ilaria Quattrone
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La Corte di Assise di Milano ha rigettato la richiesta di perizia psichiatrica sulla capacità di stare in giudizio di Alessia Pifferi. La donna è accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana che, all'epoca dei fatti, aveva 18 mesi. Per i giudici, la 37enne quindi può affrontare il processo: "Dall'unico atto medico prodotto dalla difesa non emerge alcun elemento che possa far dubitare della piena capacità" della donna.

Perché Alessia Pifferi può affrontare il processo, secondo il giudice

Il giudice Ilio Mannucci Pacini fa riferimento alla relazione, stilata a novembre 2022 da una psichiatra del carcere di San Vittore, dove "l'unico elemento è un ipotetico e possibile deficit cognitivo che neanche se fosse accertato potrebbe costituire elemento atto a escludere la capacità di stare nel processo". La richiesta è stata presentata dall'avvocata Ilaria Pontenani, la nuova legale della donna.

Anche i publici ministeri Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro avevano chiesto che la perizia venisse rigettata perché non c'è "alcun pregresso psichiatrico" e perché ritenegono che, al momento dei fatti, la donna fosse pienamente "lucida e consapevole" che ha descritto "emozioni e tutto ciò che è accaduto da quando ha scoperto della gravidanza fino alla morte della piccola Diana".

L'avvocata della 37enne chiederà una perizia psichiatrica

La difesa però potrà richiedere in ogni caso una perizia sulla capacità di intendere e volere al momento dei fatti: "All'esito dell'istruttoria credo che verrà chiesta una perizia: è evidente già ora che non stia bene", ha infatti affermato l'avvocata Pontenani. L'udienza è stata rinviata al prossimo 16 maggio.

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