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Parchi divertimento in rivolta, Gardaland e Leolandia chiedono la riapertura immediata

I parchi divertimento permanenti italiani sono scesi in piazza, a Roma, per protestare contro il calendario delle riaperture del Governo Draghi, per loro fissata al primo luglio. Tra i tanti lavoratori che rischiano il posto di lavoro, anche i dipendenti di Leolandia, il cui presidente Giuseppe Ira ha detto: “La nostra missione è portare divertimento e buon umore nella vita di bambini e famiglie e sappiamo farlo in assoluta sicurezza: lo abbiamo già dimostrato la scorsa estate”.
A cura di Filippo M. Capra
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Tutti in piazza. Col sorriso, perché così sono abituati a fare quando accolgono i bambini e le rispettive famiglie all'interno degli spazi in cui, da ormai un anno, non lavorano più. Sono i lavoratori dei parchi divertimento permanenti, da Gardaland a Leolandia a Mirabilandia e Magic Land, che in piazza del Popolo a Roma hanno chiesto al Governo Draghi di riaprire immediatamente e non aspettare il primo di luglio, data fissata dall'esecutivo per la ripartenza del settore. Con loro, molti dei quali stagionali senza più nemmeno ristori (in attesa del nuovo decreto sostegni), anche l'Associazione Parchi Permanenti Italiani, organizzatrice della manifestazione.

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Il flash mob, che ha coinvolto più di duecento lavoratori e artisti dei parchi divertimento permanenti italiani, ha colorato la piazza con musica e palloncini, mascotte dei rispettivi marchi e uno slogan ben preciso: "Liberate il Sorriso". Come sostenuto da Giuseppe Ira, presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani e di Leolandia, "la nostra missione è portare divertimento e buon umore nella vita di bambini e famiglie e sappiamo farlo in assoluta sicurezza: lo abbiamo già dimostrato la scorsa estate".

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Per questo motivo, Ira ha sottolineato di aspettarsi "dal Governo un intervento significativo con l'anticipazione delle aperture e, se non è in grado di supportarci con finanziamenti a fondo perduto, con la concessione di finanziamenti a lungo termine a tasso agevolato, come avviene anche negli altri Paesi". Sono in totale "100.000 i lavoratori, tra occupati fissi e stagionali, diretti e dell'indotto, in bilico". Secondo quanto comunicato dall'Associazione, solo l'anno scorso, cinque aziende italiane "sono passate sotto il controllo di fondi di investimento stranieri". In totale, 10.000 persone hanno perso il loro posto di lavoro.

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