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Elena Casanova uccisa a martellate dall'ex

Omicidio Elena Casanova, presidio in piazza a Brescia: “Violenza non nasce da un raptus”

Una folla di persone tra amici, conoscenti e colleghi di Elena Casanova stasera si è riunita in piazza Loggia a Brescia, con un presidio di Non Una Di Meno, per dire basta alla violenza sulle donne e per ribadire che non è colpa di un “raptus”, ma “della cultura del predominio e del possesso dell’uomo”.
A cura di Alessia Rabbai
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Un presidio in piazza Loggia a Brescia per ricordare Elena Casanova e dire basta alla violenza sulle donne. Una folla si è riunita in silenzio tra amici, colleghi e conoscenti, ma anche semplici persone che hanno appreso la sua drammatica storia, uccisa brutalmente per mano dell'ex compagno Ezio Galesi lo scorso mercoledì. Una manifestazione organizzata da Non Una Di Meno, che scendendo in piazza è tornata a ribadire ancora una volta come la violenza contro le donne sia "un problema strutturale della nostra società, che va dalla battuta alla decisione di una donna di porre fine ad una relazione". Un presidio organizzato a poche ore dalla condanna a 24 anni di carcere di Fabio Trabacchin, un altro uomo che ha ucciso la ex moglie Elisa Ciotti con una martellata, questa volta a Cisterna di Latina. "Un assassino non nasce tale, lo diventa piano piano – a parlare al microfono davanti alla gente è Laura Bianchi Frigerio, una collega di Elena – quando dentro qualcosa si inceppa, quando si smette di avere un cuore e diventa una questione di vita o di morte quando dietro a una cultura del predominio, del possesso, quando non sa relazionarsi, quando non sa avere sentimento". Ricorda Elena con voce commossa e un cuore pieno di dolore: "La violenza non nasce da un raptus, è il risultato del comportamento abitudinario, abituato a comandare come sfondo culturale".

Elena Casanova uccisa a martellate dall'ex compagno

Mercoledì scorso Galesi, come dichiarato in sede d'interrogatorio, ha incontrato la ex compagna in un negozio di Castegnato, poi l'ha aspettata fuori casa. Elena non lo aveva mai denunciato, per paura dell'incolumità della figlia e perché credeva postesse accadergli qualcosa di brutto. Armato di coltello, ha spaccato il vetro della sua auto, l'ha trascinata fuori e l'ha colpita in testa con un martello, procurandole ferite fatali. Una volta compiuto il brutale delitto ha chiesto ai vicini di chiamare i carabinieri. Poi ha telefonato alla figlia dicendole: "Sono soddisfatto, ho fatto il mio dovere".

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