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Muore a 16 anni in un campo da calcio, la madre di Diego: “Faccio di tutto affinché non capiti ad altri”

Diego Riviera è morto a 16 anni in un campo da calcio. La società dove giocava non aveva un defibrillatore. Sua madre, Maria Cinzia Brescianini, ora li porta in tutta Italia con l’associazione che gli ha dedicato.
A cura di Enrico Spaccini
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Maria Cinzia Brescianini e suo figlio Diego Riviera (foto da Facebook)
Maria Cinzia Brescianini e suo figlio Diego Riviera (foto da Facebook)

Diego Riviera ha appena segnato il suo primo gol con la maglia del Monte Cremasco, la squadra di Dovera il paese in cui vive con sua madre Maria Cinzia Brescianini. È l'8 dicembre 2009 e ha appena finito di esultare per la rete, quando si accascia a terra. Le sue condizioni appaiono subito drammatiche. Diego morirà dopo tre giorni al San Raffaele di Milano, aveva 16 anni. Per mantenere il suo ricordo, sua madre ha fondato un'associazione che porta il suo nome e che consegna defibrillatori per tutta la penisola: "Mi sono ripromessa di fare tutto il possibile affinché non accada più".

Sarebbe bastato avere un defibrillatore a portata di mano

Diego è morto all'ospedale San Raffaele di Milano. Soffriva di miocardite, e i medici che avevano autorizzato la ripresa dell'attività agonistica alcuni mesi prima lo sapevano. Anzi, gliel'avevano diagnosticata loro. "Avrei dovuto fermare Diego. È un rammarico che porterò sempre con me", ripete Cinzia intervistata dal Corriere. Una tragedia che si sarebbe potuta evitare in due modi: non facendo scendere in campo il ragazzo, visti i problemi al cuore, e avendo a portata di mano un defibrillatore. "La vita di mio figlio si sarebbe potuta salvare con un corretto intervento e l'utilizzo di un defibrillatore, che l'impianto sportivo non aveva", afferma la madre di Diego.

L'associazione e il dirigente salvato da un malore

Dal 2011, ha fondato l'associazione "Diego Riviera": un modo per ricordare il suo ragazzo e per sensibilizzare le persone sulla tematica della prevenzione. In attività nel territorio lombardo, ma anche in Calabria e Sardegna, l'associazione ha consegnato ad oggi più di 80 macchinari a società sportive, scuole e oratori. Eventi che prevedono anche un breve corso formativo, che ha coinvolto oltre 3mila persone. Nel 2019 il lavoro dell'associazione ha permesso di salvare la vita a un dirigente della squadra di Rivolta d'Adda. Era a bordo campo quando è stato colpito da un arresto cardiaco. Quell'uomo è stato salvato dalla prontezza dei soccorsi e dal defibrillatore che la "Diego Riviera" gli aveva consegnato poco tempo prima. "Il senso di tutta la nostra attività è proprio questo – ribadisce Cinzia – salvare più vite possibile".

Una morte ancora senza colpevoli

Ancora oggi, la morte di Diego non ha responsabili dal punto di vista giuridico. Nel 2013 i due medici che avevano visitato il ragazzo per l'idoneità sportiva erano finiti a processo al Tribunale di Milano. Condannati in primo grado, a sei mesi ciascuno, l'Appello ha ribaltato la sentenza assolvendo tutti. Cosa che non ha accolto il favore della madre di quel 16enne morto per una partita di calcio: "Mi sento vittima di ingiustizia. Mio figlio non me lo restituirà più nessuno, ma io continuerò a cercare la verità. La morte di Diego non può non avere colpevoli".

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