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“Multe tolte agli amici e minacce a un collega”: arrestata la capa della polizia locale di Cassolnovo

La comandante della polizia locale di Cassolnovo (Pavia) e il suo vice sono stati indagati perché accusati di aver minacciato un giovane collega, aver chiesto di cancellare multe ad amici e tentato di vendere alcune moto che sarebbero dovute essere sequestrate.
A cura di Ilaria Quattrone
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Avrebbero fatto togliere multe agli amici, tentato di vendere alcune moto da cross che sarebbero dovute essere sequestrate e minacciato i colleghi più giovani: per questi motivi sono arrestati la comandante Maria Grazia Pietrapertosa e il vice comandante della polizia locale del comune di Cassolnovo (Pavia). Entrambi si trovano ai domiciliari.

Le misure cautelari, emesse dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pavia, arrivano al termine di un’indagine condotta dalla Procura di Pavia insieme ai carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Vigevano. Entrambi sono accusati di concussione continuata, falso in atto pubblico, indebita induzione a dare o promettere utilità e atti persecutori nei confronti di un collega dello stesso comando.

La denuncia che ha fatto partire le indagini

L’inchiesta è partita da una denuncia presentata dalla madre di un ragazzo. Dalle indagini è emerso che i due pubblici ufficiali avrebbero adottato "alcune procedure anomale" nel fermo di due motociclette da cross. Queste non avrebbero avuto né le targhe né l’assicurazione. I due indagati si sarebbero fatti consegnare, abusando dei loro poteri, i due mezzi senza però contestare la violazione del codice della strada e senza richiedere un sequestro amministrativo dei due veicoli.

Le due moto, su ordine dei due pubblici ufficiali, sarebbero state portate e tenute per giorni al comando della polizia Locale: i due avrebbero poi detto ai proprietari che, per evitare la confisca e le sanzioni, avrebbero dovuto vedere i mezzi ad alcune persone da loro indicate.

I verbali falsi

Solo dopo che i familiari dei due proprietari – che si erano rivolti agli organi amministrativi del Comune prima ancora che alla Procura – hanno protestato per quanto richiesto, le due moto sarebbero state restituite ai legittimi proprietari. Il comandante e il vice avrebbero quindi redatto alcuni verbali di contestazione e di fermo amministrativo, ma avrebbero descritto fatti diversi da quelli realmente accaduti e avrebbero fornito una versione diversa per giustificare le loro condotte illecite.

Dalle indagini sarebbero emersi altri gravi illeciti: i due avrebbero ordinato a un agente di annullare le multe nei confronti di persone legate a loro per motivi professionali o perché amici. Avrebbero quindi chiesto di modificare i verbali ordinando di farli associare a un altro veicolo.  Al rifiuto del loro collega di eseguire gli ordini, i due avrebbero iniziato a minacciarlo nella speranza che l’uomo non avrebbe denunciato quanto accadeva all’interno del comando.

Le minacce

Quest’ultimo avrebbe rivelato agli investigatori che all’interno degli uffici c’era un “clima autoritario e intimidatorio” al quale gli agenti appena assunti dovevano adeguarsi. Chi non lo avrebbe fatto, avrebbe subito ritorsioni e sarebbe stato denigrato e umiliato.

Il giovane agente, che ha raccontato tutto questo, sarebbe stato aggredito verbalmente e fisicamente tanto da essere costretto a non andare a lavoro per sottoporsi a una terapia psichiatrica. Sarebbe poi stato trasferito in un altro ufficio del Comune dove gli sarebbero state date mansioni diverse da quelle per cui era stato assunto.

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