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Milano, abusa di una 15enne con disabilità a casa per la dad: condannato a 10 anni di carcere

Un uomo di 47 anni è stato condannato a 10 anni di reclusione per aver abusato sessualmente di una ragazzina di 15 anni con disabilità mentre stava frequentando le lezioni da casa. L’uomo, che aveva preso in affitto una camere dell’appartamento della madre della ragazzina, approfittava dell’assenza della donna che usciva per andare al lavoro. Le violenze, stando alle indagini, sono andate avanti per quattro mesi: da novembre a febbraio. Ora è arrivata la sentenza di condanna.
A cura di Giorgia Venturini
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Arriva la condanna a 10 anni di carcere per il 47enne finito in manette lo scorso marzo con l'accusa di aver violentato per quattro mesi una ragazzina di 15 anni con disabilità mentre era a casa a seguire le lezioni a distanza a causa della pandemia. L'uomo aveva preso in affitto con la compagna una camera nell'appartamento della madre della 15enne: tutti i giorni però entrambe le donne si assentavano per andare al lavoro e con la scusa di aiutare la ragazzina con i compiti l'abusava. Ora c'è la sentenza a 10 anni di reclusione come deciso dal giudice per l'udienza preliminare di Milano Patrizia Nobile, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Alessia Menegazzo che ha seguito le indagini insieme all'aggiunto Letizia Mannella: il 47enne è stato ritenuto responsabile di violenza sessuale aggravata.

A far scattare le indagini è stata la denuncia della madre

Le indagini erano scattate dopo una segnalazione dei medici dell'ospedale dove la madre ha portato la 15enne. Dopo gli accertamenti è scattata la denuncia. L'uomo davanti alle autorità giudiziarie aveva provato a difendersi ammettendo gli abusi ma precisando che la madre fosse d'accordo: cosa che invece è stata smentita dagli inquirenti. Le violenze, stando alle indagini, sono andate avanti per quattro mesi: da novembre a febbraio. Per i giudici il 47enne ha agito con la massima "determinazione nella aggressioni sessuali". Così per lui si erano aperte subito le porte del carcere, alla base c'era anche il pericolo di reiterazione del reato. La reclusione in carcere è stata confermata ora dalla sentenza del giudice per le indagini preliminari.

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