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Medico arrestato per violenza sessuale sulle pazienti: le prime ammissioni di Giovanni Sgroi

Giovanni Sgroi, ex primario di Treviglio e sindaco di Rivolta d’Adda (Cremona), è agli arresti domiciliari per violenza sessuale su alcune pazienti. Ieri, giovedì 24 luglio, il 70enne ha voluto fornire una prima versione dei fatti. In passato, aveva sempre rifiutato ogni accusa mossa nei suoi confronti.
A cura di Giulia Ghirardi
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Giovanni Sgroi (foto da Facebook)
Giovanni Sgroi (foto da Facebook)

Nel corso della giornata di ieri, giovedì 24 luglio, Giovanni Sgroi, ex primario di Treviglio e sindaco di Rivolta d'Adda (Cremona) agli arresti domiciliari dal 23 maggio scorso per violenza sessuale su almeno quattro pazienti, ha voluto fornire una prima versione dei fatti alla pm Alessia Menegazzo rispetto alle accuse mosse contro di lui. In passato, il medico aveva sempre rifiutato ogni accusa.

Il tutto è avvenuto in occasione di un colloquio di tre ore, dalle 13:30 alle 16:30, durante il quale Sgroi avrebbe reso spontaneamente una parziale ammissione con la quale avrebbe cercato di ridimensionare le accuse mosse contro di lui. "Depositeremo entro il 31 luglio un’importante integrazione documentale", ha aggiunto nel merito il suo avvocato Domenico Chindamo. Nessuna istanza, invece, per attenuare la misura cautelare, dunque, Sgroi resta ai domiciliari nella sua casa di Rivolta d’Adda, in provincia di Cremona, dove vive insieme alla moglie.

Lo scorso 16 luglio erano già state sentite con la formula dell'incidente probatorio due delle presunte vittime del medico. Le ragazze, difese tra gli altri dal legale Patrizio Nicolò, avevano ricostruito e confermato davanti alla gip Sara Cipolla gli abusi subiti dal professionista nel corso di visite mediche avvenute per lo più in una clinica di Pozzuolo Martesana (Milano). Tra loro anche la 24enne di Cernusco Sul Naviglio che per prima aveva denunciato il medico, permettendo di far scattare le indagini. Il giorno seguente, il 17 luglio, altre due pazienti avevano raccontato di essere state toccate in maniera invasiva (e senza guanti) nelle parti intime durante le ecografie addominali.

E non è finita perché nel corso dell'inchiesta coordinata dalla pm Alessia Menegazzo e dall'aggiunta Letizia Mannella sarebbero emerse altre presunte vittime: cinque nuove denunce di casi avvenuti tra il 2012 e il 2016 nella Bergamasca, giunte dopo la diffusione della notizia dell'arresto.

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