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Lo strappo dei Verdi e l’apertura verso un assessore di Azione: cosa succede a Milano dopo il voto su San Siro

Il voto su San Siro ha aperto delle crepe nella maggioranza di Beppe Sala. E rischia ora di far saltare anche il posto dell’assessora all’Ambiente Elena Grandi, eletta in quota verde. “Un ingresso in giunta di Azione? Possiamo ragionarci”, ha dichiarato il sindaco. Ecco il piano per la ripartenza politica in chiave riformista dopo il caso stadio e l’inchiesta urbanistica.
A cura di Francesca Del Boca
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Elena Grandi e Beppe Sala
Elena Grandi e Beppe Sala

Terremoto San Siro. Il via libera dei consiglieri comunali di Milano per vendere lo stadio Meazza a Inter e Milan, arrivato nella notte tra il 29 e il 30 settembre dopo un infinito braccio di ferro politico, era inevitabilmente destinato non solo a cambiare il destino della Scala del Calcio e di una porzione di città ma anche a mutare profondamente gli equilibri all'interno dell'amministrazione guidata da Beppe Sala. 

Lo strappo dei Verdi

Il primo scossone? Facile. È quello che arriva dalla sponda dei Verdi, fin dall'inizio critici sull'operazione San Siro e poi esclusi dal dibattito sull'impianto sportivo dallo stesso Beppe Sala che, attraverso un provvedimento "tagliola", ha di fatto silenziato diversi emendamenti della maggioranza più critica (insieme a loro, anche Enrico Fedrighini del gruppo misto), scavando una frattura difficile da ricucire e un possibile strappo definitivo da parte del gruppo. E così, dopo le dimissioni da presidente della Commissione Ambiente e Mobilità di Carlo Monguzzi, si fa sempre più insistente la voce di un imminente addio anche da parte di Elena Grandi, assessora all'Ambiente in quota verde che, per i colleghi, sarebbe stata fin troppo "morbida" nell'opporsi all'operazione San Siro e ben troppo collaborativa dopo l'approvazione della delibera ("Collaborerò comunque con l'amministrazione", le sue parole esatte).

Non sarebbero in pochi tra i compagni di partito, insomma, a chiedere adesso la sua testa: la sentenza, probabilmente, arriverà a breve dopo un direttivo del gruppo, convocato ad hoc, e la consultazione degli iscritti per valutare soprattutto la possibilità di abbandonare del tutto la maggioranza. Una decisione che, in caso, lascerebbe di conseguenza anche due posti vuoti in giunta insieme a quello fino a poco tempo fa occupato dall'ex assessore Giancarlo Tancredi, travolto dall'inchiesta urbanistica in piena estate. E quindi ecco all'orizzonte il rimpasto, l'occasione perfetta per ristabilire gli equilibri di una giunta forse ormai un po' affaticata e rilanciare l'azione della squadra di governo, soprattutto in vista delle Olimpiadi Milano-Cortina di febbraio 2026 e della lunga corsa fino alle decisive elezioni del 2027, termine di scadenza del mandato di Sala, in cui sarà importante marciare compatti per non consegnare la città in mano all'opposizione. 

La svolta riformista

Ma trovare i partner perfetti su cui puntare per questa seconda parte di mandato, appunto, non sarà difficile. Basta prendere appunti dal caso San Siro, partita non sportiva su cui Sala ha inizialmente ipotecato il proprio nome (per poi ritirarsi all'ultimo, senza alzare il termometro politico già incandescente dopo l'inchiesta sull'urbanistica cittadina portata avanti dalla Procura di Milano). E tendere la mano a chi si è mostrato davvero amico. Azione in primis, l'unica parte della maggioranza a votare granitica su San Siro (con assist di Forza Italia, astenuta), senza crepe e polemiche di sorta.

"Un ingresso di Azione in giunta? Possiamo ragionarci", è stata infatti la benedizione dello stesso Sala, calata giusto oggi dall'alto a margine di una cerimonia. "Farò una riflessione con il Partito Democratico e con la mia lista", le parole del sindaco. "È necessaria una revisione ampia dell’attuale giunta, perché sia più rappresentativa degli equilibri oggi in Consiglio", quelle invece del consigliere di Azione Daniele Nahum in una recente intervista. I giochi, per ora, non sarebbero ancora ufficialmente aperti. Ma l'interesse verso i Riformisti nell'ipotetica integrazione di un assessore, per spostare l'ago della coalizione verso il centro, è più forte che mai. Del resto, l'orientamento del primo dei milanesi è ormai ben noto. "Solo così si può vincere a Milano", erano state le sue parole a Fanpage.it.

Un'alleanza politica che si può appunto rivelare preziosa anche per il futuro, nella ricerca di un candidato della società civile che possa rafforzare la coalizione raggruppando anime più liberali e traversali. Leggi: non certo un candidato "troppo schierato a sinistra" o definito dalle primarie interne al solo Partito Democratico, ma proprio quel nome della società civile che Sala auspica come successore ideale alla carica di sindaco di Milano. "Sarebbe bene capire se ci sono disponibilità autorevoli in grado di vincere prima di parlare di primarie, rischiano di essere tutte interne al Pd", aveva spiegato, attirandosi le critiche del partito. "Per il candidato di centrosinistra vanno sondati anche eventuali interessi di persone al di fuori della politica, che hanno voglia di esprimere le loro capacità. È necessario iniziare a guardarsi intorno verso profili civici di grande spessore, che possano riscuotere interesse nell'elettorato". 

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