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La storia dell’omicidio di Lavdije Kruja detta Dea, dalla scomparsa alla condanna di Franco Vignati

Lavdjie Kruia, detta Dea, è stata uccisa a maggio 2016 da Franco Vignati. L’ex assessore leghista di Chignolo Po è stato condannato a 25 anni di carcere per l’omicidio che è passato alla storia come “il delitto del Po”. La donna, che lavorava come badante e aveva due figli, aveva avuto una relazione con Vignati. L’uomo non aveva accettato la fine della loro storia.
A cura di Ilaria Quattrone
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Era stato condannato all'ergastolo, ma poi in Appello la sua pena è stata ridotta a 25 anni. Pena poi confermata anche in Corte di Cassazione. Stiamo parlando di Franco Vignati, l'ex assessore alla Cultura del Comune di Chignolo Po (Pavia) in quota Lega, condannato per l'omicidio di Lavdjie Kruia, detta Dea.

Il delitto del Po risale al 30 maggio 2016. Dea, che lavorava come badante e colf da una coppia di anziani, viene ritrovata dopo nove giorni a Monticelli d'Ongina (Piacenza).

La scomparsa di Lavdjie Kruia il 30 maggio 2016

L'ultima persona che Dea vede, il 30 maggio 2016, è proprio Franco Vignati. L'uomo le chiede di incontrarsi per proporle un nuovo lavoro. Prima dell'appuntamento però Vignati si reca a casa dell'ex moglie dove prende una pistola detenuta legalmente.

Dea accetta di incontrarlo. E per farlo chiede alla sorella di poterla sostituire a lavoro. A lei racconta di dover andare a un colloquio di lavoro con Vignati. E sempre alla sorella mostra alcune perplessità. Durante le udienza, Giulia racconta che Dea le ha detto di non essere convinta di questo incontro, ma che sarebbe andata comunque per non far arrabbiare l'ex assessore.

Quel giorno, in tarda mattinata, Giulia sente la sorella per l'ultima volta. Dea le dice di essere in un capannone a Orio Litta con Vignati in attesa del suo amico. Quell'incontro si dimostrerà però finto: non c'era infatti nessun amico ad aspettarli.

Chi è Franco Vignati, ex compagno di Dea e assessore leghista

Ma chi è Franco Vignati? E come si sono conosciuti i due? L'uomo è molto conosciuto a Chignolo Po. Franco Vignati, sposato e con una figlia, proprietario di un negozio che vendeva oggetti per la cura di bambini, era un esponente politico in forza alla Lega. L'uomo era stato infatti consigliere e poi assessore alla Cultura per il comune di Chignolo Po. Carica che è mantenuto dal 2009 al 2014.

La relazione tra Dea e Franco Vignati e la gelosia dell'uomo

E proprio grazie a quell'incarico che Vignati conosce la donna, di 22 anni più giovane di lui. Nel 2014, durante un concerto, un amico in comune presenta Dea a Vignati. Dopo quell'incontro, avvenuto due anni prima della morte della donna, i due iniziano a frequentarsi e tra loro nasce una relazione. Vignati, come raccontato dalla sorella Giulia, aveva insistito molto per conoscere Dea.

Non appena iniziata la loro relazione, nel 2015 l'uomo si trasferisce a casa di Dea. Abitazione che la donna aveva acquistato nello stesso anno e dove era andata a vivere con il figlio più piccolo. Dea, separata, aveva infatti due figli. La coppia, stando a quanto ha riferito la sorella, parlava anche spesso di matrimonio. A un certo punto, Dea racconta a Giulia di voler interrompere la relazione: "Abitavano insieme, ma mia sorella pochi giorni prima della tragedia l’aveva cacciato di casa. Vignati non aiutava Dea in casa".

Il ritrovamento del cadavere e la possibile ferita da arma da fuoco

Il 30 maggio 2016 Dea incontra Vignati: i due si sono lasciati da qualche giorno. Da quel momento, nessuno ha più notizie della donna. Il suo cadavere viene trovato l'8 giugno incastrato in una grata nell'Isola Serafini, in provincia di Piacenza. A riconoscerlo, grazie ad alcuni gioielli, è la sorella. Per gli inquirenti, Vignati l'ha uccisa dopo averla attirata nel capannone. Non appena Dea intuisce che non c'è alcun appuntamento di lavoro, gli volta le spalle.

E lì l'uomo le spara un colpo alla nuca. Un'esecuzione. Vignati trascina il corpo sulla sabbia e lo getta nel Po. Dalle indagini emerge che la pistola utilizzata per uccidere Dea era una calibro 7,62. La stessa che era detenuta da Vignati. A incastrarlo anche la tecnologia Tems: gli investigatori localizzano il suo cellulare e scoprono che l'uomo si trovava sul luogo del delitto. Sull'auto della donna e sul vestito che Vignati portava quel giorno vengono anche trovate tracce di polvere da sparo.

L'ex assessore, un anno e mezzo dopo il delitto, viene arrestato e accusato di omicidio volontario e premeditato con l'aggravante dei futili motivi e dell'occultamento di cadavere.

La condanna ridotta in appello a 25 anni confermata dalla Cassazione

In primo grado Franco Vignati viene condannato all'ergastolo. In Appello, la Corte d'Assise di Milano decide di ridurre la pena a venticinque anni. Questo perché, rispetto al primo grado, viene esclusa l'aggravante della premeditazione. La difesa di Vignati, fa ricorso in Corte di Cassazione, ma la condanna viene comunque confermata ponendo fine a questo processo.

Le parole della sorella Giulia Kruja

Dopo aver appreso della condanna definitiva in Corte di Cassazione, la sorella di Dea, Giulia ha espresso tutto il suo sollievo: "Finalmente si sa la verità e nessuno potrà più mettere in discussione la colpevolezza dell'uomo che diceva di amare mia sorella per poi, invece, toglierle la vita". Anche il suo avvocato, al termine del processo aveva riferito: "Ora Lavdije può riposare in pace".

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