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La riforma della sanità lombarda è un rebus: l’unica proposta presentata è dell’opposizione

L’emergenza covid ha messo in luce tutti i limiti del sistema sanitario regionale della Lombardia. Tutti lo criticano, perfino l’ex presidente Formigoni, e il neo assessore Letizia Moratti nella sua prima conferenza stampa ha detto che la riforma Maroni del 2015 dovrà essere rivista. I termini per avviare i lavori di revisione sono scaduti, ma al momento esiste una sola proposta depositata. È quella del consigliere regionale Marco Fumagalli (M5S), che intervistato da Fanpage.it spiega perché il dibattito rischia di arenarsi tra ritardi, veti e le pressioni delle lobby.
A cura di Simone Gorla
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La partita sulla sanità in Lombardia, che ha da qualche giorno in Letizia Moratti una nuova protagonista in campo, vede intrecciarsi la gestione dell'emergenza Covid e la ricostruzione del sistema sanitario di cui la pandemia ha messo in luce tutti i limiti. Il consiglio regionale si prepara a discutere la revisione della Legge 23/2015, la riforma sanitaria Maroni, la cui sperimentazione è finita a dicembre. La stessa Moratti nella sua prima conferenza stampa ha detto che la legge dovrà essere rivista. Al momento, però, c'è una sola proposta depositata. È quella che vede come primo firmatario il consigliere regionale Marco Fumagalli (M5S) che intervistato da Fanpage.it spiega perché il dibattito rischia di arenarsi tra i veti e le pressioni di lobby e gruppi di potere, mentre medici e infermieri boccheggiano da mesi sotto la pressione del virus.

Cosa prevede la proposta di riforma della sanità regionale che avete depositato?

La novità più significativa nella nostra proposta è la creazione di una sola Ats Lombardia, a cui sarebbe trasferita la gestione burocratica oggi in capo alle diverse Ats territoriali. Nello stesso tempo le attività sanitarie delle aziende di tutela dalle salute sarebbero trasferite verso il basso, alle Asst, che avrebbero però un territorio un po' meno ampio da gestire. In parallelo, infatti, gli ospedali più grandi dovrebbero essere aziende ospedaliere autonome, come era prima della riforma Maroni.

Una Ats unica migliorerebbe la gestione sul territorio, uno dei problemi drammaticamente emersi durante la pandemia?

All'Ats Lombardia farebbero capo le ASST territoriali e le aziende ospedaliere, mentre alle ASST farebbero capo anche un nuovo ente: le Case della comunità. Sono centri dove concentrare gli studi di medici di base e pediatri, ma anche l'assistenza domiciliare integrata, la guardia medica, l'emergenza urgenza e alcune specialità come il ginecologo e l'oculista. Ne servirebbe una ogni 15mila abitanti. L'idea è avere un unico luogo dove il cittadino può trovare tutte le cure primarie. Ci deve essere anche il Cup (centro unico prenotazioni) per la prenotazione degli appuntamenti. E inoltre sarebbero diretti qui i codici bianchi e verdi, togliendo parte della pressione ai pronto soccorso

In quali luoghi e con quali risorse sarebbero realizzate?

Il governo prevede di mettere da 5 a 9 miliardi di euro a livello nazionale per questa iniziativa, soldi presi dal Recovery plan. Sulla scelta dei luoghi si potrebbero coinvolgere i sindaci. In alcuni ambiti sono già stati individuati vecchi ospedali in disuso o ex scuole da riadattare.

Finora la sua proposta è l'unica sul tavolo. A che punto è il dibattito?

Di fatto non è ancora partito nelle sedi istituzionali. Ora la maggioranza non è pronta e quindi non se ne parla, se non in qualche sparuto convegno. In commissione sanità non si è ancora iniziato a lavorare. Non sanno cosa fare e quindi bloccano tutto. Eppure da quando c'è il covid tutti si sono accorti dei problemi della sanità lombarda. Critiche che noi facevano già 5 anni fa, e ci davano dei disfattisti, ore le fa persino Formigoni.

Scaduti i cinque anni di sperimentazione, ora è necessaria una revisione della riforma. Che tempi avete?

C'erano 30 giorni dal 16 dicembre per calendarizzare una proposta di riforma: l'unica depositata è la mia. Questa settimana dovrebbe essere calendarizzata, ma chiaramente non è una cosa che si decide in pochi giorni. Il ministero ha dato 120 giorni dal 16 di gennaio. Ci vogliono mesi se si hanno le idee chiare, figuriamoci con la maggioranza che ancora non sa cosa vuole fare.

L'arrivo di Letizia Moratti al posto di Giulio Gallera è un vantaggio o un problema?

Letizia Moratti rappresenta una novità, vediamo se sarà positiva. A suo favore depongono la professionalità e la voglia di fare, questo non lo metto in dubbio. Però parte da zero, deve studiare tutta la vicenda. Gallera era troppo legato a questa legge e non voleva cambiare nulla, lei potrebbe intervenire. Ma bisogna vedere come verrà condizionata e quale libertà di azione avrà.

Quali sono i condizionamenti che potrebbero influire?

Ci chiediamo: si continuerà a rincorrere il privato? Moratti sarà disposta a lottare contro la burocrazia e un sistema instaurato ormai da molti anni? Il timore è che la pressione degli interessi economici dei privati possa bloccare ogni tentativo di cambiamento vero. Inoltre centralizzando la burocrazia si toglie il potere alle Ats su temi come la contrattualizzazione, i concorsi. Questo toglie potere e tocca anche l'aspetto del consenso politico, di cui le Ats sono serbatoio. Ci sono dietro rapporti politici importanti e le resistenze saranno enormi.

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