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Alberto Genovese arrestato per stupro

La ragazza che accusa Genovese di stupro: “Temevo mi avrebbe uccisa”

“Mi ha presa per i capelli, mi ha trascinata con violenza per la stanza e mi ha lanciata sul pavimento. Ho avuto paura di morire”. Questa parte della testimonianza della presunta vittima di stupro di Alberto Genovese, ora in carcere al San Vittore, durante un’intervista concessa a Non è l’Arena su La7. La ragazza ha poi ammesso di fare un uso sporadico di droga, ribadendo però di aver ricevuto con l’inganno la droga dello stupro più di una volta durante la nottata del 10 ottobre scorso.
A cura di Redazione Milano
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La ragazza che accusa Alberto Genovese di stupro è tornata a parlare in tv, a Non è l'Arena, della nottata in cui l'imprenditore l'avrebbe violentata nel suo attico in centro a Milano, Terrazza Sentimento, da cui è scappata chiedendo aiuto alla prima voltante incontrata. "Temevo che mi avrebbe uccisa", ha dichiarato mentre ripercorreva i momenti concitati della sua fuga.

La presunta vittima di Genovese: Temevo mi avrebbe uccisa

L'accusa mossa nei confronti di Genovese si basa sulla presa in visione delle immagini registrate dalle 19 telecamere installate nel suo appartamento. A questa, poi, si sommano altre cinque presunte violenze sessuali fatte ai danni di altrettante ragazze che dopo la denuncia della prima hanno raccontato storie personali simili. Ai party di Genovese, come è ormai noto, giravano fiumi d'alcol e ingenti quantità di droga. Anche la presunta vittima dell'imprenditore ne ha fatto uso, come da lei stessa ammesso: "Non sono una tossicodipendente, ne faccio uso sporadicamente", ha ribadito in televisione. Poi, tornando con la mente alla sera del 10 ottobre scorso, la ragazza dice: "Alberto mi ha puntata", versandole dello champagne da una bottiglia che aveva "cavo dell’iPhone legato intorno".

Nel suo racconto, la ragazza ribadisce il sospetto che all'interno di quella bottiglia vi fosse la droga dello stupro, somministratale ogni qual volta che riprendeva coscienza. Al contrario, Genovese, interrogato nel carcere di San Vittore, ha offerto la sua linea dei fatti, sostenendo che la modella fosse consenziente e che gli chiese 3.000 euro per fare sesso estremo con lui. L'imprenditore, quindi, le avrebbe proposto di alzare la somma a 3.500 "se si fosse fatta legare". La ragazza, ancora da Giletti, aggiunge: "Ricordo di essere andata a farmi una doccia, ma ero completamente fatta. Non ero lucida".

Poi, una volta ripresasi, avrebbe tentato di chiamare un taxi ma Genovese, in un impeto di rabbia, l'avrebbe aggredita. "Mi ha presa per i capelli, mi ha trascinata con violenza per la stanza e mi ha lanciata sul pavimento – racconta -. Ho avuto paura di morire". A quel punto ha chiamato un'amica, rimandando l'allarme da dare alla polizia perché temeva una reazione violenta dell'indagato. Questi, ai pubblici ministeri che l'hanno ascoltato, ha dichiarato di aver dato al suo braccio destro Daniele Leali, 8.000 euro da passare alla ragazza. "Su consiglio dei legali non lo feci", ha precisato Leali, mentre la presunta vittima ribadisce che Genovese "ha cercato di comprarmi". "Mi ha proposto un accordo tra le due parti per addolcire la mia denuncia – ha aggiunto -, gli ho detto che avrei parlato con il mio avvocato e che ci avrei pensato, ma non sapevo ancora cosa era successo".

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