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Insulti razzisti e lancio di petardi durante una partita di giovanili, il sindaco chiude il campo

Dopo numerose segnalazioni, il sindaco di Mandello del Lario ha deciso di chiudere il campo da calcio. “Mi vergogno io ma spero anche gli autori”, ha commentato.
A cura di Enrico Spaccini
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Insulti, bestemmie, ingiurie, fino al lancio di petardi. Sono numerose le segnalazioni che arrivano dai campi da calcio lombardi, quelli calpestati ogni domenica da ragazzi giovanissimi arbitrati da direttori di gara quasi loro coetanei. Dopo l'esplosione di un ordigno e il lancio di un sasso che ha colpito uno spettatore, il sindaco di Mandello del Lario (in provincia di Lecco) ha deciso che da ieri, domenica 5 marzo, le partite di ogni categoria che si giocheranno nel campo sportivo di proprietà comunale saranno disputate a porte chiuse, senza pubblico.

Il primo cittadino che ha firmato l'ordinanza, Riccardo Fasoli, ha raccontato a LeccoNotizie di "un tifo da ultrà fuori misura" registrato una settimana fa: "Allora abbiamo deciso di mettere i cartelli". Sabato 4 marzo, però, durante la partita di giovanili tra la Polisportiva Mandello e la squadra lecchese Zanetti, dalle tribune sarebbero "partiti degli insulti razziali da parte di alcuni genitori all'indirizzo di ragazzi neri in campo".

La comunicazione firmata dall'amministrazione comunale di Mandello del Lario (foto da Facebook)
La comunicazione firmata dall'amministrazione comunale di Mandello del Lario (foto da Facebook)

La chiamata ai carabinieri per monitorare la situazione

La tensione era tale che qualcuno dei presenti ha chiamato il 112. Una pattuglia dei carabinieri è arrivata al campo da calcio sulle sponde del Lago di Como per monitorare la situazione. "Capisco l'agonismo, capisco gli sfottò", commenta su Facebook Fasoli, "ma nonostante il cartello anche oggi battibecchi e scontri".

Alle parole, qualcuno lo scorso 19 febbraio ha aggiunto anche i fatti, lanciando un petardo che nell'esplodere ha provocato il ferimento di uno spettatore. "Mi vergogno io ma spero anche gli autori", si augura il sindaco di Mandello che annuncia: "Da domani porte chiuse".

La caccia al colpevole

L'ordinanza ha in poco tempo sollevato un gran polverone. Tra chi applaude alla decisione del primo cittadino e chi porta il racconto di altri episodi simili accaduti in altri campi della provincia, c'è chi abbozza una caccia al colpevole.

Sono i "genitori esaltati", che credono che il proprio figlio sia "un campione" a far salire la tensione sugli spalti, scrivono alcuni. Altri, invece, puntano il dito contro la Federazione degli arbitri, colpevole, a loro dire, di mandare in campo "persone non tecnicamente preparate, come fossero carne da macello". Non manca chi si lamenta che "per colpa di quattro esaltati non devono pagare tutti".

Alla domanda di chi chiede: "E allora il basket?", riportando episodi simili in diversi palazzetti, il sindaco Fasoli ammette come il problema sia generalizzato ma che, comunque, "qui si è passato il limite più che in altre sedi".

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