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Notizie sull'inchiesta sul Covid a Bergamo

Inchiesta Covid, l’ex sindaco di Nembro: “Le lobby hanno tenuto aperti bar e ristoranti”

“”Anche io sarei stato drastico su ristoranti, bar, centri sportivi. E invece le varie lobby li hanno lasciati aperti”: a dirlo è l’ex sindaco di Nembro sulla mancata decisione di istituire la zona rossa in Val Seriana.
A cura di Ilaria Quattrone
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"Anche io sarei stato drastico su ristoranti, bar, centri sportivi. E invece le varie lobby li hanno lasciati aperti. Sbagliato. Se devi intervenire, intervieni in modo rigido": a scriverlo in un messaggio è l'ex sindaco di Nembro Claudio Cancelli che commentava la mancata decisione di istituire la zona rossa in Val Seriana. E proprio questa volontà, è al centro di un'inchiesta della Procura di Bergamo.

Tra gli indagati ci sono l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l'ex ministro della Salute Roberto Speranza, l'attuale presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e l'ex assessore al Welfare Giulio Gallera. Le parole di Cancelli sono riportate, così come spiegato dal quotidiano Il Giorno, nella perizia svolta dal microbiologo Andrea Crisanti. 

Il messaggio inviato a un imprenditore della zona

Il messaggio che l'ex primo cittadino scrive a un imprenditore, risale al 3 marzo 2020. E proprio quella mancata istituzione della zona rossa avrebbe potuto evitare, secondo l'esperto, circa quattromila morti. E non solo. Sembrerebbe inoltre che all'ospedale di Alzano Lombardo il Covid circolasse già dal 4 febbraio tra i pazienti e dal 10 febbraio tra il personale sanitario.

Eppure ai sindaci di Alzano e Nembro sarebbe stato chiesto di non prendere alcuna iniziativa: una richiesta che sarebbe stata fatta sempre tramite chat. L'ex sindaco di Nembro e l'attuale primo cittadino di Alzano non sono sotto indagine. Per Crisanti, i due avrebbero potuto istituire la zona rossa considerato che la legge prevede che in caso di emergenza, i comuni possano prendere questa decisione senza dover aspettare Regione o il Governo.

E invece di farlo, conoscendo anche la gravità della situazione, avrebbero inviato messaggi rassicuranti alla popolazione. Nonostante questo però non è possibile riconoscere loro una responsabilità di quanto accaduto: per l'esperto infatti entrambi non avevano le conoscenze tecniche e scientifiche per fare valutazioni in autonomia né conoscevano il piano Covid.

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