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Incassano soldi con false aste immobiliari e investono i proventi della truffa in criptovalute: 2 arresti

Pubblicavano annunci di false aste immobiliari sul web e poi truffavano ignari cittadini, incassando le caparre. Due persone sono state arrestate dalla guardia di finanza e dalla polizia postale di Milano.
A cura di Francesco Loiacono
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Due persone sono state arrestate dalla polizia e dalla guardia di finanza di Milano con le accuse di truffa pluriaggravata e auto riciclaggio. I due truffatori hanno incassato soldi da ignari truffatori proponendo loro false aste immobiliari e mobiliari sul web. Con i proventi della truffa hanno poi investito in criptovalute, rendendosi così responsabili anche di auto riciclaggio. A coordinare le indagini sono stati il procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco e il sostituto Carlo
Scalas: le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal giudice per le indagini preliminari Stefania Donadeo sono state eseguite dai militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Milano e dagli agenti della Polizia postale della Lombardia. Nei confronti di uno dei due indagati è stato anche emesso un decreto di sequestro preventivo di beni: circa 100mila l'ammontare sequestrato al truffatore.

Il meccanismo della truffa

Gli inquirenti hanno ricostruito il meccanismo della truffa. Gli indagati avevano creato dei domini web e degli indirizzi di posta elettronica ad hoc per proporre a ignari cittadini delle aste di immobili e auto. Avevano inoltre attivato diverse utenze telefoniche fittizie e aperto conti correnti a nome di persone risultate estranee ai fatti. Per rendere credibile la truffa, sui siti venivano richiamati degli studi legali poi risultati inesistenti, ma anche nomi di magistrati in servizio, anche loro estranei ai fatti. In questa maniera gli ignari cittadini sono stati convinti a versare delle somme di denaro a titolo di caparra per partecipare alle aste e aggiudicarsi ai beni messi a bando. I soldi, bonificati sui conti correnti aperti in modo fraudolento, sono poi stati dirottati dai due indagati su altri conti correnti aperti presso una banca tedesca e intestati a una piattaforma di exchange di criptovalute. Il tempestivo intervento degli inquirenti ha però consentito di recuperare le somme versate dalle persone truffate.

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