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In che condizioni è stata trovata dai soccorritori la piccola Diana Pifferi: tutte le bugie della madre

Gli ultimi istanti di vita di Diana Pifferi. Cosa sappiamo del suo ritrovamento grazie al racconto di soccorritori e personale sanitario.
A cura di Anna Vagli
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Alessia e Diana Pifferi
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Il 20 luglio scorso, alle undici di mattina, Diana di soli diciotto mesi veniva ritrovata senza vita nell'abitazione da Alessia Pifferi, sua madre. A chiamare il numero unico, però, non era stata quest’ultima, ma una donna che abitava nella palazzina di fronte ed alla quale Alessia si era rivolta per ricevere aiuto. Grazie al supporto di soccorritori e personale sanitario, con i quali siamo entrati in contatto, è stato possibile ricostruire gli ultimi momenti di vita e le condizioni di Diana al momento del suo ritrovamento.

 Le menzogne sulla baby-sitter

Ad accogliere i soccorritori era stata la vicina dirimpettaia di Alessia. Quest’ultima, al loro arrivo, era seduta sul divano. Sul suo volto nessuna lacrima. Questo lo hanno ribadito più volte coloro i quali hanno avuto accesso alla scena del crimine.

Anzi, le prime parole pronunciate dalla donna sono state probabilmente tentativo di depistaggio. Agli operatori sopraggiunti ha iniziato a raccontare di aver lasciato la bambina alla baby-sitter nei giorni in cui si era assentata da casa. Una baby-sitter con la quale era rimasta in contatto attraverso videochiamate per sincerarsi che Diana stesse bene.

Ma non si è limitata a raccontare soltanto questo. Resasi conto della gravità della situazione, dopo che le erano state somministrate alcune gocce di Valium, ha pronunciato le seguenti parole: “Ho sbagliato a fidarmi della baby-sitter. Mi sento in colpa, ma non sono una delinquente. Non sono una cattiva madre. Non voglio andare in carcere”. E, per rendere maggiormente credibile la ricostruzione, aveva dato il cellulare incentivando il personale accorso a cercare sulla rubrica il numero della baby-sitter per chiamarla. Quel numero è risultato immediatamente essere inesistente.

Il ritrovamento della piccola Diana

Diana si trovava sul lettino in camera da letto. Indossava un vestitino giallo, era senza pannolino ed era tutta bagnata. Alla domanda sul perché fosse bagnata, Alessia aveva risposto che appena rientrata in casa aveva posato i bagagli e le aveva dato da bere pensando che potesse avere sete. Una versione poco credibile. Difatti, il personale sanitario non ha constatato la mancanza del rilascio sfinterico. Che, quando interviene un decesso, è sempre presente. Dunque, proprio la mancanza di urina e feci nelle vicinanze della bambina potrebbe significare che Alessia abbia lavato Diana prima di denunciarne le condizioni. La casa era perfettamente in ordine e pulita. C’erano pochissimi giochi e sulle pareti erano appese foto di bambini, forse parenti della donna, ma nessuna foto di Diana. Al contrario, invece, come sfondo sullo smartphone aveva proprio un’immagine che ritraeva Alessia con in braccio la bambina al parco ed accanto un uomo. Forse il compagno.

Il messaggio inviato da Alessia alla sorella

Fin da subito Alessia ha cercato di giustificarsi porgendo il suo cellulare a chi, a vario titolo, era arrivato nella sua abitazione per soccorrere la bambina. Sempre grazie a quanto ricostruito, poco dopo le otto, la donna aveva inviato un messaggio alla sorella nel quale diceva “di aver avuto problemi con la figlia perché faceva i capricci a causa dei dentini”. Forse insospettita, la sorella le aveva domandato “Se fosse tutto ok”. Ed Alessia aveva risposto “Sì, tutto ok. Stiamo tornando”.

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