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Elezioni comunali Milano 2021

Il tonfo del Movimento Cinque stelle a Milano: resta fuori dal Consiglio comunale

Tonfo del Movimento Cinque stelle a Milano. Alle elezioni comunali del 3-4 ottobre 2021 la candidata sindaca Layla Pavone ha ottenuto il 2,7 per cento delle preferenze, meno anche di Gianluigi Paragone. Cinque anni fa il Movimento a Milano era oltre il 10 per cento. I Cinque stelle resteranno fuori da Palazzo Marino.
A cura di Francesco Loiacono
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Layla Pavone, candidata sindaco del M5s a Milano
Layla Pavone, candidata sindaco del M5s a Milano
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Al momento, al netto di riconteggi ed eventuali ripescaggi, il rumore del tonfo del Movimento 5 stelle a Milano è netto: il partito di Beppe Grillo, ora sotto il nuovo corso di Giuseppe Conte, è fuori dal Consiglio comunale. La candidata sindaca del Movimento, Layla Pavone, alle elezioni comunali 2021 ha ottenuto 12.953 preferenze, pari al 2,7 per cento, meno di Gianluigi Paragone. Un risultato leggermente superiore a quello della lista M5s, che con 12.517 voti ha collezionato il 2,78 per cento delle preferenze. La lenta crescita dei Cinque stelle a Milano, iniziata nel 2011 con l'elezione del primo consigliere a Palazzo Marino (Mattia Calise) e proseguita nel 2016 con i 52.500 voti (10,4 per cento) che portarono in Consiglio tre consiglieri, (Gianluca Corrado, Patrizia Bedori e Simone Sollazzo), si è interrotta di colpo.

A Palazzo Marino il Movimento 5 stelle aveva già perso pezzi

D'altronde nessuno, probabilmente, scommetteva su un risultato diverso. Anche perché, di fatto, i Cinque stelle a Palazzo Marino già non esistevano più: Simone Sollazzo e Patrizia Bedori avevano lasciato il movimento, il primo entrando alla fine nella lista di Europa Verde per Sala (24 i voti ricevuti), la seconda unendosi al progetto di Milano in Comune e della lista Civica Ambientalista a sostegno del candidato sindaco Gabriele Mariani: 203 i voti ottenuti dalla candidata consigliera, 7.566, (pari all'1,57 per cento) per Mariani.

Tra Milano e il M5s non c'è mai stato molto feeling

Ad affossare definitivamente il Movimento a Milano, dove comunque il "grillismo" non ha mai sfondato, sono state le tensioni interne esplose da quando il M5s è salito al potere e si è trovato alla prova più difficile: governare il Paese. I tanti compromessi necessari per il governo, le alleanze, le piccole grandi deroghe ai capisaldi valoriali del Movimento e, soprattutto, lo scarso ascolto della base e l'imposizione dall'alto di scelte e candidati (e la vicenda Sironi, la capolista che era stata indicata come candidata dalla base ed è poi stata "scavalcata" da Layla Pavone), sono tutti elementi che hanno contribuito allo sfaldamento del M5s a Milano. Dalle ceneri, comunque, si può risorgere. E il leader Giuseppe Conte, che già nei comizi pre elezione non si aspettava risultati sconvolgenti a Milano, ha ripetuto più volte che adesso per il "nuovo" Movimento "è il tempo della semina. Vedremo se e quando arriveranno anche i frutti del lavoro di Conte.

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