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Il parroco che chiude l’oratorio per i maleducati: “Se vi sembra strano c’è da preoccuparsi”

Dopo aver chiuso il proprio oratorio, don Andrea Spreafico, parroco di Cicognara (Mantova), ha spiegato la sua decisione su Facebook.
A cura di Filippo M. Capra
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Ha diviso l'opinione pubblica la decisione del parroco di Cicognara, nel Mantovano, di chiudere per almeno un giorno (ma fino a una settimana) l'oratorio da lui gestito a seguito di comportamenti maleducati che "non rispettano il luogo". Don Andrea Spreafico è divenuto famoso nelle ultime ore per un cartellone affisso fuori dall'oratorio in cui si legge che il centro ricreativo è "chiuso. Motivi: troppe parole volgari, cacca ovunque nei bagni, rifiuti buttati a caso, sedie prese dal portico e abbandonate, persone che entrano in mutandoni e canottiera, uomini che si tolgono le croste dai piedi, bambini sotto i cinque anni non accompagnati in bagno dai genitori, comportamenti da bulli violenti".

A seguito del clamore mediatico nazionale, il parroco ha pubblicato un lungo post su Facebook in cui spiega i motivi della sua scelta chiedendosi se davvero pretendere educazione e rispetto possa essere causa di indignazione: "Da una parte sono piacevolmente compiaciuto per la enfasi mediatica nazionale e dall’altra preoccupato." Il parroco si è detto compiaciuto "perché i temi educativi non fanno tendenza da parecchio tempo… ci riesce lo Sport, lo Spettacolo, il Pettegolezzo, lo Scandalo… ma non ce la fa un “normale atto educativo”. Perché è di questo che si tratta". Don Andrea spiega di aver "letto di commenti che parlavano di un “prete arrabbiato che per punizione…” Macché punizione! Il prete può essere anche arrabbiato… ma non ha prodotto un atto per compensare la sua ferita d’orgoglio o semplicemente per “farla pagare”. Se così fosse, non sarebbe un vero prete e nemmeno un vero adulto".

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Si legge ancora: "È nelle scelte e non nelle imposizioni che si cresce. L’educazione è tutta qui. Il ”Sì” è un cancello aperto… dopo esservi passato, te lo dimentichi; il “No” è un argine (cancello chiuso) e devi curarlo continuamente, perché l’acqua ci continua a sbattere contro". Poi, il parrocco ha affrontato il tema relativo alla preoccupazione data dalla stessa eco mediatica: "Abbiamo fatto qualcosa di così strano e raro? Comunque, per rispondere ad alcuni commenti che ho letto riguardo al “fallimento educativo della chiusura” vorrei precisare così: nel nostro Oratorio la disciplina è formalizzata secondo tre gradi e approfittando di una metafora calcistica: Quando l’atto maleducato/violento è pubblico, avvenuto in cortile e davanti a tutti, e non c’è quindi il pericolo di ledere la riservatezza, avviene il primo richiamo (al microfono e poi di persona). Normalmente la maggior parte dei casi si risolve così".

"Se invece non si risolve – ha continuato sul social network -, assegniamo un bel cartellino giallo: un foglio appeso in bacheca con l’elenco degli ammoniti, il motivo del richiamo… una specie di ultimatum. Rimane appeso per un mese. Vengono avvisati anche i genitori. Se il fatto si ripete da parte della stessa persona, rilasciamo il cartellino rosso: è l’espulsione dall’Oratorio (qualche giorno/settimana/mese, dipende)".

La chiusura generale dell'oratorio, ha infine concluso il sacerdote, "capita più raramente ed è prevista nel caso si voglia dare un segnale di “scossa” a tutti, di solito in seguito ad una situazione di degrado diffuso, uno stile che ha preso piede in maniera generalizzata. Ecco… Tutto qui! Se sembra strano, preoccupiamoci sul serio!!", ha scritto.

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