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Perché i tranquillanti trovati nei capelli di Diana Pifferi non dimostrano ancora nulla

A dirlo a Fanpage.it è il Generale in congedo dei carabinieri, Luciano Garofano, relativamente al caso di Diana Pifferi, la bimba di un anno e mezzo morta di stenti. Garofano è consulente della difesa di Alessia Pifferi.
A cura di Ilaria Quattrone
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Sarà la relazione finale dell’autopsia e l’analisi sul biberon a fornire elementi essenziali per chiarire quanto accaduto a Diana Pifferi, la bimba di un anno e mezzo morta di stenti perché abbandonata dalla madre Alessia. La donna si trova in carcere accusata di omicidio volontario e corruzione di minore.

Il generale in congedo dei carabinieri Luciano Garofano, per anni comandante dei Ris di Parma, ricoprirà l’incarico di consulente per gli avvocati difensori della 37enne. Intervistato da Fanpage.it, ha specificato come: "la differenza di significato la farà la sede dove eventualmente queste tracce di benzodiazepine sono state ritrovate".

Secondo alcune indiscrezioni giornalistiche, sarebbero state trovate tracce di tranquillanti nel sangue e nei capelli di Diana Pifferi. Che cosa si sa attualmente sulla somministrazione alla bambina? 

Al momento nulla. I dati vanno trattati e valutati con estrema cautela. Qualora venisse confermato dalla relazione ufficiale quanto finora alcune indiscrezioni sostengono, la differenza di significato la farà la sede dove eventualmente queste tracce di benzodiazepine sono state ritrovate.

Fino a quando però non abbiamo un relazione definitiva, non è possibile fare alcun tipo di ragionamento.

Per quali motivi Alessia Pifferi potrebbe aver dato le benzodiazepine alla figlia?

Intanto bisogna appurare se la bambina le abbia realmente assunte. Al momento, come spiegato prima, sono state diffuse solo voci. Una volta stabilito questo e in caso di esito positivo, bisognerà capire se vi siano motivi che possono giustificare tali assunzioni o se eventualmente ci siano altri scenari.

Ripeto, se non vi sono riferimenti precisi e quindi referti sulle urine, sangue e capelli non è possibile ipotizzare alcuna dinamica o responsabilità.

In che quantità si può ritenere una dosa letale? 

Per un bambino assumere la stessa dose massima che potrebbe essere prescritta a un adulto, può essere letale. Se un bambino, soprattutto a quella età, non ha mai assunto sostanze simili nel tempo potrebbe diventare letale. Queste infatti abbassano la pressione, il ritmo cardiaco.

Così come per tutte le altre tipologie di farmaci e sostanze, bisogna sempre valutare le condizioni psico-fisiche del soggetto che le assume. una bambina forte potrebbe anche reggere una dose calcolata su un adulto, una debilitata no.

È possibile che le tracce si trovino solo nel sangue e nei capelli e non nelle urine? 

Se è stata assunta, dipende sempre dalla quantità e dal momento in cui è stata ricevuta. Se non abbiamo questi elementi, come facciamo a fare ipotesi? Inoltre questo, qualora venisse accertata la somministrazione, andrà rapportato con gli esiti dell’esame sul biberon.

Anche se dovessero essere trovate tracce di tranquillante nel biberon, basta a dimostrare che l’ha drogata? 

Quello del biberon è un altro elemento. Una volta avuto l’esito dell’esame e in caso di esito positivo, andrà confrontato con la quantità e la sede dove sono state ritrovate. Nel caso in cui dovessero essere trovate tracce, andrà fatto poi un confronto con le eventuali sostanze, qualora dovessero essere trovate, per capire se si tratti della stessa tipologia.

Il mio ruolo sarà quello di garantire che tutte le analisi, per le quali sono stati nominati ottimi periti, vengano eseguite nel rispetto dei protocolli. Il mio compito, come consulente, sarà quello di fornire agli avvocati difensori degli elementi oggettivi.

Si può dimostrare che siano state date alcuni giorni prima della morte? Altrimenti come si fa a datare il momento della somministrazione?

Sì, in ambito tossicologico, in base ai risultati che vengono fuori dai tessuti e dai capelli, si possono fare individuazioni temporali.

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