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Il 39enne ha travolto Laura Amato e Claudia Turconi al casello senza mai frenare: “Come se fosse bendato”

I rilievi non hanno evidenziato nessun segno di frenata o manovra improvvisa sull’asfalto. Il 39enne che ha tamponato a 150 km/h la macchina dove viaggiavano Laura Amato e Claudia Turconi forse nemmeno aveva visto il casello dell’autostrada.
A cura di Enrico Spaccini
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Claudia Turconi (a sinistra) e Laura Amato (a destra)
Claudia Turconi (a sinistra) e Laura Amato (a destra)

Nessun segno sull'asfalto di una frenata o quantomeno di manovre improvvise per evitare l'impatto. Nulla, "come se non avesse visto il casello o se guidasse bendato", dicono gli inquirenti. Il 39enne che la notte tra il 17 e il 18 febbraio ha tamponato a 150 chilometri orari l'auto su cui viaggiavano Laura Amato e Cristina Turconi ferma al casello autostradale della Ghisolfa ora è ricoverato nel reparto Psichiatria dell'ospedale San Carlo. Gli investigatori stanno scavando sul passato dell'uomo, fatto di episodi psichiatrici, uso di droghe leggere e crisi di nervi.

Il ricovero dopo una "forte crisi di nervi"

Nei primi rilievi dopo lo schianto in cui hanno perso la vita le due operatrici sanitarie, colleghe e amiche, è stato ritrovato sul sedile accanto al posto di guida del 39enne un braccialetto ospedaliero con i suoi dati riferiti a un ricovero in Psichiatria. Lo aveva convinto sua moglie, che vive con lui a Pontenure, in provincia di Piacenza, a convincerlo ad andare in ospedale dopo una "forte crisi di nervi".

Il giorno prima dello schianto, il 16 febbraio, ha ascoltato il consiglio della moglie ed è andato in un ospedale vicino a Piacenza. Il braccialetto ritrovato dopo lo schianto, però, era strappato. Per questo motivo la Procura ha chiesto di acquisire le cartelle cliniche del 39enne per capire se sia stato dimesso o se sia uscito di propria iniziativa.

La possibile distrazione alla guida e i risultati delle analisi

Un altro punto da chiarire è cosa ci faceva alle 2:30 di notte al casello della Ghisolfa sull'autostrada A4. Le telecamere lo hanno ripreso zigzagare a tutta velocità a bordo di una Lancia Musa per almeno due chilometri prima dell'incidente. Il pm di Milano, Paolo Filippini, ha disposto il sequestro del cellulare del 39enne per capire se era distratto da una chiamata o da un messaggio. Quel che è certo, è che era sotto gli effetti di droghe leggere e di psicofarmaci.

I primi risultati delle analisi fatte sulle urine e sul sangue dell'italo-marocchino hanno segnalato tracce di Thc, il principio attivo della cannabis, e di benzodiazepine. Dalle cartelle cliniche si potrà capire anche se questo farmaco era stato prescritto e somministrato in ospedale il giorno prima o se ne era in possesso perché in cura già da prima.

Intanto il 39enne è ancora nel reparto di Psichiatria al San Carlo. Non tanto per i traumi riportati nell'incidente, ma perché le sue condizioni psichiche vengono definite dai medici ancora problematiche. La moglie è già stata sentita dagli inquirenti. Ha aiutato a ricostruire il passato clinico del marito, fatto di altri episodi psichiatrici ma mai di trattamenti sanitari obbligatori. Presto saranno sentiti anche gli ultimi medici che lo hanno visitato e quello curante.

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